WEC | Messico: Porsche trionfa, disfatta Audi

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Tempo di lettura: 7 minuti
di Federico Benedusi @federicob95
4 Settembre 2016 - 03:34
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Anche la 6h del Messico, giro di boa del WEC 2016, non ha risparmiato emozioni, consegnando alla Porsche #1 la seconda vittoria consecutiva nella giornata nera (e non solo meteorologicamente) del team Audi. La Casa di Ingolstadt ha conquistato un secondo posto con la vettura #7, ma le poche speranze di titolo della #8 sono ora pressoché svanite. Il podio messicano accontenta tutti, perché sul gradino più basso è salita la Toyota con l’equipaggio #6.

Dopo la pole position di ieri, Audi è rimasta vittima di un’autentica Caporetto. La vettura #8 è rimasta in lotta per il successo per poco più di metà gara, fino a che uno spento Loïc Duval non ha ceduto il volante della R18 ad Oliver Jarvis: il britannico non ha percorso che una manciata di curve prima di rimanere senza freni, impattando contro le barriere. Dopo mezz’ora di sosta per le riparazioni, la vettura seconda in classifica generale è ripartita, fermandosi però già alla fine del rettilineo del traguardo, di nuovo in panne. Il calvario si è concluso in 27esima posizione, con un ritardo di 63 giri dai vincitori.

Ci ha dunque provato la #7, che ha dovuto però fronteggiare un inconveniente già nel corso della prima ora di gara. André Lotterer ha accusato un improvviso calo di prestazioni della vettura, dovuto ad un problema di gomme. Dalla terza posizione in cui si trovava prima della sosta anticipata, la R18 “scudiera” è scivolata in sesta perché la Full Course Yellow chiamata per rimuovere la BR01 #37 (rimasta incidentata dopo poco meno di un’ora di gara) ha permesso a tutte le avversarie di effettuare il primo pit stop senza eccessive perdite di tempo. Gli inconvenienti altrui ha riaperto la gara: il ritiro della Toyota #5 e il passo di gara regolare ma non eccelso della #6, la penalità inflitta alla Porsche #1 e l’incidente della #2 con l’Alpine #36 hanno rimesso in gioco l’unica R18 rimasta in gara ma, quando si puntava alla sosta in meno rispetto alla Porsche #1 e in pieno recupero su di essa, Lotterer è andato a sbattere all’interno del complex dello stadio per evitare l’Oreca del team Manor che procedeva più lenta.

La vittoria, come detto, non è arrivata senza sussulti per il team di Weissach. Un errore del box, che ha cambiato idea su un pit stop dopo che Bernhard aveva oltrepassato la linea bianca di ingresso, è costato un drive through alla vettura #1. Il capolavoro lo ha realizzato Brendon Hartley, che una volta scontata la penalità ha recuperato velocemente il terreno perduto sulla vettura gemella e, soprattutto, sull’Audi #8 che ancora conduceva la gara. Scongiurati la rimonta di Lotterer e il possibile sgambetto da parte della cugina di Ingolstadt, l’ultimo colpo di scena ha provato a regalarlo Timo Bernhard ad appena quattro minuti dalla bandiera a scacchi, sfiorando un frontale con le barriere di protezione poste in uscita dallo stadio. Fortunatamente lo scontro non è avvenuto e i campioni in carica hanno potuto festeggiare il secondo centro consecutivo.

Non è andata bene, invece, ai leader del campionato, ossia i piloti della 919 Hybrid #2. Mai veramente in lotta per la vittoria, l’equipaggio Dumas/Jani/Lieb ha dovuto fronteggiare una lunga sosta ai box al termine della quarta ora, in seguito ad un’involontaria tamponata della Alpine #36 che ha danneggiato il retrotreno della vettura tedesca quando si trovava in seconda posizione. Prima Lieb e poi Jani hanno dovuto in seguito soccombere alla rimonta della Toyota #6, che si è presa di forza il podio nonostante una lunga sosta nel mezzo, che ha costretto Stéphane Sarrazin a ripetere il lavoro che già aveva svolto in precedenza. Ora il vantaggio della Porsche #2 in classifica generale ammonta a ben 41 punti proprio sui piloti della Toyota #6.

Toyota che ha puntato tutto sulla regolarità. La pioggia, caduta a più riprese e con diverse intensità, ha permesso ai giapponesi di essere protagonisti nella seconda parte di gara. Occasione sfumata per la vettura #5, costretta allo stop dopo un’ora e mezza per un’avaria al sistema ibrido. Podio importante, invece, per la #6 che ora è la prima inseguitrice del trio Porsche al comando.

Quinta posizione finale per la Rebellion #13, mentre sempre in tema di LMP1 non-ibride la CLM della scuderia di Colin Kolles è stata colpita per l’ennesima volta da problemi meccanici, terminando 21esima con un distacco di 31 giri.

Entusiasmante lotta a tre per il successo della LMP2. L’ha spuntata il team Morand con Albuquerque/González/Senna, ma anche in questo caso è stata necessaria una gran dose di sofferenza prima della gioia finale. Il successo sembrava finalmente poter arridere al team G-Drive, ma a poco più di 30 minuti dal termine il freno anteriore destro dell’Oreca #26 è andato letteralmente in fiamme lasciando René Rast a dover gestire un cavallo imbizzarrito sull’asfalto bagnato. Per il team anglo-russo si è resa necessaria una lunga sosta, per un deludente e scottante ottavo posto finale di categoria. Il team Alpine Signatech deve recriminare per un’irregolarità nella procedura di pit stop costatole un drive through a poco più di un’ora dalla conclusione. A nulla è servita la gran rimonta finale di Nicolas Lapierre sotto la pioggia, poiché Albuquerque è stato abile nel gestire la situazione regalando al co-proprietario del suo team (Ricardo González, appunto) una bella vittoria in casa. Podio in rimonta per la vettura #30 del team Extreme Speed, nonostante lo sventurato Chris Cumming sia rimasto coinvolto in diversi incidenti lungo il percorso. Quarta piazza per Strakka Racing, davanti a Greaves Motorsport. Con 130 punti, Signatech compie un altro passo verso il titolo, potendo contare su 33 lunghezze di vantaggio nei confronti del team Morand.

Nonostante Ferrari le abbia provate tutte, la vittoria della GTE-Pro è andata al team Aston Martin. A cogliere il successo è stata la Vantage #97 di Stanaway/Turner, precedendo la Ferrari #51 e l’altra GT britannica, la #95, vittima di un incidente con Nicki Thiim pochi giri dopo che il danese aveva ceduto il passo ai compagni di squadra. Entrambe le 488 hanno azzardato una sosta in meno, non cambiando le gomme con l’arrivo della pioggia, e questo ha quantomeno permesso a Bruni/Calado di evitare la doppietta del team gestito da David Richards. Quarta piazza per la Ferrari #71, resasi protagonista di un contatto con la Ford #66 già al termine del primo giro di gara. Giornata da incubo anche per le vetture statunitensi, con la #67 a lungo protagonista ma in grosso calo nelle ultime battute per il quinto posto finale, mentre la #66, dopo avere perso moltissimi secondi già nel primo giro, ha pagato un drive through per un incidente tra Olivier Pla e Paul Dalla Lana ed è infine rimasta ferma ai box per più di 30 minuti. Mücke e Pla escono quindi dal Messico con appena mezzo punto in più e, soprattutto, senza la leadership di campionato, ora appannaggio di Darren Turner: il britannico ha 86 punti contro gli 83 di Sørensen/Thiim e gli 82 di Bird/Rigon, mentre gli ex-capiclassifica sono fermi a 72,5.

La GTE-Am ha visto finalmente il ritorno al successo della Porsche, con la #88 del team Proton pilotata da Al Qubaisi/Heinemeier Hansson/Long autentica dominatrice della corsa. Alle sue spalle, in rimonta, la Ferrari #83 della AF Corse, davanti alle altre due Porsche dei team KCMG e Gulf Racing. Giornata sfortunata per l’Aston Martin #98, dapprima privata della pole position per un’irregolarità tecnica (altezza dal suolo non conforme) e in seguito costretta al ritiro proprio durante l’ultimo giro. Uscita infruttuosa anche per il team Larbre, rimasto coinvolto in due incidenti nello spazio di un giro: Yamagishi è stato colpito prima da Henzler e poi da Mediani, sbriciolando infine la Corvette contro le barriere a cinque minuti dal termine. 129 punti in classifica per Águas/Collard/Perrodo, inseguiti ora da Al Qubaisi/Heinemeier Hansson a quota 94.

Il WEC tornerà in scena con la Lone Star Le Mans, ovverosia la 6h di Austin, tra due settimane esatte.

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