Aston Martin, l’ennesima scommessa di Fernando Alonso. Ma ne vale la pena?

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
2 Agosto 2022 - 09:45
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Una carriera lunghissima, colpi di genio ma anche tante scelte discutibili. Ha ancora senso per Alonso continuare?

Solo Fernando Alonso potrebbe rispondere a questa domanda e, al 100%, direbbe di sì. Eppure, almeno personalmente, credo che la notizia che ha risvegliato il Paddock nella mattinata di ieri rientri in una sfera di incomprensibilità rara, per tanti motivi.

Al tempo stesso la decisione di accasarsi in Aston Martin dalla prossima stagione potrebbe parzialmente non sorprendermi se pensassi al pregresso: i due ritorni in Renault/Alpine, quello in McLaren, la Ferrari che doveva essere il suo ultimo team in F1, la scelta di abbandonare la F1 perché “O vinci 8 mondiali o dimostri di essere il miglior pilota vincendo tutto il resto”. Eppure questa, di evoluzione, non l’avevo proprio messa in conto.

Non ero certo che la sua parabola in F1 fosse chiusa alla fine del 2018 e lui per primo aveva lasciato una porta aperta. Ma il ben servito rifilato dopo un solo anno e mezzo ad Alpine, che l’aveva convinto a tornare dopo aver vinto di tutto fuori dal Circus, suona come un fallimento per il team francese, che non voleva prolungargli il contratto per più di un anno ed è rimasto col cerino in mano (anche per un futuro passaggio in Endurance), ma un po’ anche per lui. Perché l’alternativa, ad oggi, non promette faville.

Aston Martin, dopo aver rilevato le ceneri della Force India / Racing Point, è peggiorata gradualmente ed ora lotta per il fondo classifica in qualifica e per qualcosa di meglio in gara, se i ritiri davanti lo permettono. E questo, se ci pensiamo, fa sorridere. Ai tempi di Vj Mallya questo team, con uno degli ultimi budget della Formula 1, arrivava quarto nel mondiale costruttori. Ora, con risorse infinite (l’anno scorso) e a parti opportunità per il budget cap (quest’anno), si perde nelle retrovie tra tentativi di sviluppo “ispirati” che non danno gli effetti sperati. Aston sta investendo in tecnici – ha “rubato” l’aerodinamico Dan Fallows alla Red Bull – ma non c’è la certezza che l’anno prossimo possa diventare incredibilmente competitiva; onestamente ne sarei molto sorpreso.

alonso

Dopo aver lasciato la McLaren nel 2018, Fernando si è portato a casa una 24 ore di Daytona, due 24 ore di Le Mans, un mondiale WEC, ha corso una Dakar e provato tre volte l’assalto alla 500 Miglia di Indianapolis, con la prima terminata a 20 giri dalla fine quando era in lotta per la vittoria.

Insomma, di possibilità per continuare a vincere altrove ce n’erano, ce ne sarebbero tante e darebbero continuità a quella sua citazione del primo ritiro, sul vincere “tutto il resto” se non è possibile dominare in F1. Ma perché allora incaponirsi per restare a 41 anni?

Ammesso che il richiamo della Formula 1 sia troppo forte per chiunque resta comunque un pregresso di scelte poco felici che, in questa fase della carriera, dovrebbero fare da peso della bilancia; sin dal primo ritorno in Renault del 2008/2009 dopo la parentesi fratricida in McLaren del 2007 con Hamilton e, soprattutto, con Ron Dennis.

Ecco: per come sono fatto io (ma conta poco) mai avrei pensato di tornare in un team dopo un’esperienza del genere. Eppure Fernando c’è riuscito dopo la lunga parentesi Ferrari, con propositi di dominio per voce dello stesso Dennis grazie al ritorno del binomio con Honda per poi assistere al periodo più buio che il team di Woking abbia mai visto in Formula 1. Ecco perché il ritiro del 2018, con una McLaren ritornata parzialmente a farsi vedere grazie al ritorno con Renault, poteva essere la chiusura definitiva del cerchio.

Se il terzo ritorno in Francia con Renault/Alpine poteva sembrare una grande scommessa visto l’arrivo dei nuovi regolamenti e l’età non più da rookie, la fuga in Aston Martin al posto di Vettel per non voler concedere solo un anno di rinnovo mi lascia decisamente dubbioso, perché significa voler ricominciare un’altra volta da zero invece di continuare a lavorare su un progetto dimostrando di poter fare ancora la differenza.

Ovviamente non conosciamo tutte le ragioni che hanno portato alla fine del rapporto e, tra queste, potrebbe esser venuta anche meno la fiducia di Fernando nel team vista la spinta di Piastri; ma valeva davvero la pena continuare ostinatamente in F1? Evidentemente per lui sì, e spero che abbia ragione. Al momento, però, sembra più una scelta da chi non vuole perdere il treno della F1 e da uno come lui, onestamente, non me l’aspettavo.

Immagine: Media Alpine

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