Svalutation: ma quanto erano forti questi due?!

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
5 Novembre 2017 - 14:15
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Li avete riconosciuti? Ricordate chi sono? Distinguete i loro caschi ed il loro numero di gara? Sono due tra i campioni del mondo più sottovalutati della storia della Formula 1: il Paracarro Jenson Button ed il figlio di papà Nico Rosberg. In comune tra loro, oltre ad aver corso la loro ultima stagione intera nel 2016 e ad aver vinto un titolo a testa, il fatto di aver condiviso diverse stagioni con Re Lewis come compagno di box.

Nella settimana in cui i media di tutto il mondo stanno incoronando il regno di Re Luigi IV, in arte The Hammer, e la contemporanea discesa negli Inferi di “Il fu Ditino” Sebastian Vettel, un flash mi ha portato alla mente questi due signori, gentiluomini considerati alla stregua di cortigiani per tutta la loro carriera.

La loro storia è quella di due piloti sottovalutati, considerati sempre uno step sotto i grandi big: accusati negli anni di mancanza di personalità, di aggressività in pista, e per questo spesso snobbati da parte del pubblico e dei media. 

L’ascesa di Hamilton, lanciato soprattutto oltre Manica verso le più alte vette dello Sport, non può allora non trascinare con sé per coerenza il lavoro fatto da Rosberg e Button negli anni in cui hanno corso al suo fianco. A patto che questa ascesa non sia per lo più dettata dal pompaggio mediatico, ovviamente.

Il connazionale Button, tra l’altro da Campione in carica con la BrawnGP 2009, è approdato a Woking per la stagione 2010 con il numero 1 sul musetto, correndo per tre campionati come compagno di Lewis. Nico è succeduto a Jenson nel ruolo di compagno di team nelle successive quattro stagioni in Mercedes: dopo aver avuto al suo fianco Michael Schumacher all’inizio della nuova avventura tedesca in Formula 1 nel 2010, il figlio di Keke ha visto arrivare dalla Mclaren un altro pezzo da novanta.

Torniamo a Jenson: dopo aver portato a casa il titolo 2009 con la sorprendente BrawnGP, l’inglese viene scelto dalla Mclaren per affiancare Hamilton dopo l’uscita del deludentissimo Heikki Kovalainen. Il finlandese, nemmeno lontanamente vicino alle prestazioni di Lewis nel suo biennio di permanenza a Woking, ottiene una vittoria regalata dal motore di Felipe Massa esploso a Budapest nel 2008. Nonostante Button sia il campione in carica, arriva alla corte di Ron Dennis quasi con l’etichetta stampata del numero due, tanto che risulta strano che per errore qualcuno non inverta i numeri sui musetti delle monoposto. Jenson, però, non ci mette molto a far capire di che pasta è fatto, perché le prime gare vinte dalla Mclaren nel 2010 sono proprio sue, in Australia dove mostra doti di lettura della gara impareggiabili in condizioni miste, ed in Cina dove per Woking arriva la doppietta. Meravigliosa è la battaglia in Turchia: con le Red Bull autoeliminate, i due inglesi si giocano la vittoria con Lewis che alla fine conquista il primo posto su Jenson. L’ultima vittoria Mclaren dell’anno giunge a Spa, dove Lewis vince mentre Jenson viene eliminato da Vettel alla fermata della Bus Stop. Il finale di campionato è tutto di Red Bull e Ferrari: Hamilton nonostante due errori a Monza e Singapore che lo lasciano a secco è uno dei quattro che può giocarsi il titolo all’ultima gara, ma solo nominalmente: i 24 punti che lo separano dal primo posto sono infatti proibitivi. Lewis chiude a quota 240, Jenson a 214. Niente male viste le premesse iniziali.

Il 2011 è l’anno di grazia di Jenson in Mclaren: non solo si mette dietro Hamilton di oltre quaranta punti, ma giunge secondo alle spalle dell’imprendibile Vettel in classifica, davanti all’altra Lattina di Mark Webber. Quella dell’inglese è una stagione magistrale, condita da tre vittorie ed altri nove podi. Indimenticabile è la maratona del Canada, nella quale ancora una volta Jenson mette a frutto tutta la sua intelligenza tattica e la sua capacità di lottare in condizioni miste. La “quattro ore del Canada” del 2011 porta il suo nome per una vittoria storica, alla quale poi si aggiungono quelle di Budapest e Suzuka. Tre sono anche le vittorie di Hamilton in Cina, Germania e ad Abu Dhabi, con altri tre secondi posti a chiudere il conto dei podi. Globalmente, però, Lewis subisce Jenson in una stagione che verrà ricordata anche per i cinque incontri ravvicinati con Felipe Massa. I due sembrano poli opposti di una calamita ed ogni volta in cui si trovano vicini vengono a contatto, tanto che l’epilogo delle loro lotte è spesso scontato dato il trend dell’anno. Jenson chiude a 270 punti, Lewis a 227.

L’ultima stagione in coabitazione nel box Mclaren, il 2012, vede Hamilton e Jenson lontani dalle possibilità iridate ma capaci comunque di portare a casa punti pesanti. Lewis conquista quattro vittorie e tre terzi posti, ai quali Jenson risponde con tre successi e tre secondi posti. Per entrambi pesano i ritiri durante l’arco della stagione, che pregiudicano qualsiasi possibilità di lottare per obiettivi più grossi. I due terminano appaiati in classifica, separati di soli due punti in favore di Lewis (190 a 188). Jenson, ad Interlagos, vince la sua ultima corsa della carriera mentre per Lewis si tratta dell’ultima gara prima dell’approdo in Mercedes. Il conto finale dell’avventura insieme parla di dieci vittorie di Hamilton contro otto di Button, che per quanto possa essere considerato ottiene globalmente più punti (672 contro 657). Bottino, quello di Jenson, che in molti non avrebbero ipotizzato al suo arrivo in Mclaren. Di fatto il campione 2009 non sfigura per nulla al cospetto della nuova stella.

L’arrivo di Hamilton in Mercedes nel 2013 non è ben visto da molti: i primi tre anni del ritorno della casa di Stoccarda in veste di team ufficiale hanno lasciato diversi dubbi. Competitività ed affidabilità non adeguate ad una squadra che vuole puntare al titolo sono punti negativi che potrebbero incidere sulle aspirazioni mondiali di Lewis. In tre anni la Mercedes non ha mai colto i risultati sperati, nonostante sia tornata alla vittoria con Nico Rosberg in Cina nel 2012. Il tedesco, compagno nel triennio del sette volte iridato Michael Schumacher, non ha sfigurato nel confronto con il Kaiser: Michael viene considerato ormai vecchio per la F1 proprio per l’incapacità di tenere testa ad un pilota considerato da tutti buono pilota ma niente più. Rosberg, quindi, alla fine del 2012 vede Schumi partire e il vecchio amico Lewis arrivare per condividere con lui il box delle Frecce d’Argento. 

Per sfortuna (di Schumi) o fortuna (di Lewis e Nico) la nuova Mercedes W04 eredita tutto tranne che i problemi dalla monoposto che l’ha preceduta. Di fatto, a Brackley risolvono i guai di consumo di gomme e il team guidato da Ross Brawn può finalmente lottare con maggior costanza per le posizioni di vertice, mostrandosi migliorato soprattutto in qualifica con Hamilton che ottiene cinque Pole e Rosberg tre. Arrivano anche tre vittorie, due a favore di Nico e una per Lewis. Al primo anno, il confronto vede Lewis sotto per vittorie ma davanti per punti, 189 a 171. Nico, considerato avvantaggiato dal fine carriera di Schumi, cambia compagno ma non sfigura nemmeno nei confronti di Hamilton. 

In Formula 1 cambia tutto e per il 2014 si passa all’era ibrida. È qui che Hamilton vince la sua scommessa: Mercedes diventa il punto di riferimento e prende idealmente il posto della Red Bull nel ruolo di regina del Circus. Lewis vince il titolo ma solo all’ultima gara di Abu Dhabi, alla quale arriva con 17 punti di vantaggio su Rosberg. A Yas Marina Lewis vince mentre Nico non può nemmeno lottare, azzoppato dalla sua W05: arriva 14° e doppiato. Durante l’anno la forza della Mercedes fa sì che il secondo posto sia il risultato minimo: complice qualche problema di affidabilità in più per Lewis, Nico nonostante due ritiri (a Silverstone quando era in testa, a Singapore sin dal via) riesce a tenersi in corsa fino alla fine. Lewis vince undici gare contro cinque e conquista il suo secondo titolo. 

Nel 2015 non c’è storia: è l’anno nel quale Lewis domina nettamente anche il compagno di squadra, al quale lascia tre gare fino alla conquista del titolo ad Austin perdendo, poi, le ultime tre a giochi già chiusi. Si chiude con 59 punti di differenza e dieci gare vinte contro sei. 

A questo punto si pensa che ormai Rosberg sia destinato a fare il paggetto di Lewis, nonostante undici gare vinte contro il compagno, considerato almeno due step sopra, non siano proprio da buttare via. Ma è proprio nel 2016 che avviene l’impensabile: alle tre gare di fine 2015, vinte per “benevolenza di Lewis” (almeno così si dice) Rosberg ne aggiunge quattro nelle prime quattro gare della stagione lasciando interdetti tutti, Lewis compreso che ha a che fare con un sistema di partenza che non gradisce e che lo penalizza allo start. Lo stupore aumenta considerevolmente quando in Spagna i due si sbattono fuori a vicenda, facendo esplodere la guerra interna in Mercedes. È qui che Nico sveste i panni del remissivo e lancia il guanto di sfida a Lewis. L’inglese torna prepotentemente in lotta prima della pausa estiva. Alcuni si lanciano in dichiarazioni del tipo “ha fatto giocare Rosberg, ora si riprende il titolo”, ma al ritorno dalle vacanze Nico rispedisce le intenzioni al mittente con tre vittorie di fila a Spa, Monza e Singapore con le quali si riporta prepotentemente in lotta.

Il GP della Malesia è il turning point della stagione: agli errori in fase di partenza Lewis aggiunge la rottura della power unit mentre è in testa a Sepang. A vincere però non è Nico, che deve recuperare dal fondo dopo essere stato centrato da Vettel in partenza. Il terzo posto del tedesco è oro colato. A Suzuka arriva la nuova partenza fallata di Lewis a mettere Nico, che vince, in posizione dominante: gli basta arrivare sempre secondo nelle ultime quattro gare per vincere incredibilmente il titolo, e così accade. Non bastano quattro vittorie dell’inglese e neanche il tentativo estremo di rallentare il compagno ad Abu Dhabi per metterlo in difficoltà. Contro ogni pronostico Rosberg vince il titolo 2016, che verrà ricordato come uno dei più intensi degli ultimi anni, e pochi giorni dopo si ritira dalla Formula 1. Sfiancato dalla lotta che ha portato lui, l’underdog, a prevalere sul Campione, il tedesco dice basta per godersi la famiglia. Nel quattro anni insieme chiude vincendo 22 gare contro le 32 di Lewis: un dato rilevante se si considera la fama sportiva di uno rispetto all’altro.

That’s the story. Di un uomo, Hamilton, che tutti lanciano ormai verso record impensabili e di chi, a suo modo, è riuscito a metterlo in difficoltà ed anche a batterlo nonostante una carriera vissuta con l’etichetta da pilota di serie B. Se è giusto, quindi, incensare la cavalcata del primo uno è anche giusto, per coerenza, sottolineare quanto gli altri due siano stati in grado di rendergli la vita difficile pur senza i favori di pronostico.

Sottovalutati, mai considerati, Button prima e Rosberg dopo sono stati capaci di piegare a modo loro la sua resistenza. E meritano, per questo, il giusto credito.

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