Se Roger ti ricorda Michael…

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
6 Luglio 2016 - 23:15
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Concentrato a riempire la giornata sul sito, tra anteprime di Silverstone e quant’altro, mi accorgo su Twitter che è in corso il quarto di finale a Wimbledon tra Federer e Cilic.

Seguo il tennis da circa due/tre anni. Non sono espertissimo, ma ha iniziato a piacermi e ho incominciato, colpevolmente e tardivamente, ad essere colpito dal suo simbolo, il giocatore più vincente anche se, ormai, vicino al termine della sua carriera: Roger Federer. Sarebbe stato facile fare il tifo per Djokovic, l’attuale numero uno, un robot. Ma no: negli anni ho sempre sentito parlare di Roger per le straordinarie vittorie in carriera, ma per un motivo o per l’altro non mi sono mai interessato più di tanto, fino appunto a pochi anni fa, quando ho iniziato a guardare le sue partite e rimanere ammaliato dalla sua classe, indipendentemente dalle vittorie, non più quelle di una volta, e dalle sconfitte.

Accendo la TV e mi sintonizzo sul campo centrale di Wimbledon, dove la situazione alla prima occhiata è deprimente: Cilic vince due set a zero, nel terzo si è sul 3-3. Inizia il settimo gioco… Cilic va avanti 40-0 e, credo come tutti, penso che ormai la partita sia indirizzata. Resto collegato, e mi dico quasi per scherzo «dai, magari gli porto fortuna».

Hai 35 anni, giochi contro un armadio alto due metri e con sette anni in meno di te sulla schiena, le ginocchia e i gomiti. Hai vinto tutto, più di tutti. Il normale corso delle cose contempla che tu possa lasciarti andare, ammettere di non essere in grado di lottare e, piano piano, cedere il passo a chi ti ha riempito di cazzotti fino ad ora. Sarebbe tutto accettabile, se tu non fossi Roger Federer, una Leggenda nel tuo sport.

Una coincidenza fantastica fa sì che proprio da quello 0-40 inizi la sua rimonta. Cinque punti consecutivi che sono il ruggito di un leone malconcio ma non ancora domato. Negli occhi di Roger si accende una luce. Quella di chi, acciaccato e scosso, non ha alcuna intenzione di mollare. Quella di chi ha vinto più di tutti ma non ha perso la voglia di lottare. Il ricordo di Michael, negli anni in Mercedes, si fa vivo man mano che i game passano, man mano che Roger fa finta di non avere la sua età ed inizia a tenere testa al giovane Cilic prima e a comandare il gioco poi. Colpi di classe, magie, momenti di ricaduta e nuove riprese. Le differenze sono enormi, Roger non è su una macchina ma può contare solo sul suo fisico, ma non è questo il punto. Sono la voglia, la grinta, la forza di non volersi arrendere quando tutti ti danno per spacciato, che mi fanno sentire la pelle d’oca e mi ricordano le sgomitate per un normale piazzamento a punti, i sorpassi di Montréal, la pole di Montecarlo, i giri affannati per tenere dietro Lewis a Monza.

Negli occhi di Roger rivedo il fuoco che distingue le leggende, gli immortali, gli eroi. E così parte la rimonta… il terzo set stava per finire inesorabilmente insieme alla partita, ma è Roger a portarlo a casa. Il colpo psicologico è stato devastante, la partita cambia. Il quarto va al tie break, e Roger pareggia il conto dei set. Arriva la resa dei conti, il quinto set. Potrebbero arrivare la stanchezza, la sofferenza, l’indiscutibile incorrere del tempo ad aiutare Cilic e i suoi sette anni in meno, ma oggi è una giornata da segnare e da ricordare, e questo non succede. Il croato è stato vicino tre volte a vincere la partita, a chiudere – forse – la carriera di Roger sull’erba di Wimbledon. Ma oggi non doveva, non poteva succedere.

L’inerzia si è ormai spostata definitivamente: Cilic è tramortito, forse non riesce a credere a quello che sta vedendo, un vecchio campione che aveva quasi mandato al tappeto e che si è rialzato restituendo i colpi e mandandolo KO. L’incredibile diventa realtà: Roger vince anche il quinto set e compie l’impresa. Il pubblico di Wimbledon, che lo venera sempre e comunque, oggi ha assistito ad una giornata storica. E quelle braccia al cielo, una volta conquistato il match, mi riportano a quel dito alzato che mi passa davanti agli occhi al Tabaccaio, Monaco, il 26 maggio 2012. L’ultima pole, nel luogo più difficile dell’anno, a 43 anni.

Emozioni che solo le Leggende possono regalare.

(Immagine: SuperTennis TV Twitter)

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2 Commenti su “Se Roger ti ricorda Michael…”
Manuela Corbanese dice:

Anche io ho acceso la tv su 0/40 del terzo… e io che adoro Nadal e la sua grinta, che ho apprezzato la finale di Wimbledon 2008 e tutte le volte che Rafa ha battuto Roger… mi sono commossa alle lacrima a vedere questo Federer trionfare

karoldo64 dice:

quella pole a Montecarlo, che brividi!! forza Michael!!

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