Quindi la và, la Gina?

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Tempo di lettura: 2 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
25 Marzo 2017 - 09:00
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In passato ci si lamentava dei piloti Ferrari che non parlavano italiano, e il Karma ci ha consegnato un Vettel che chiama la sua vettura Gina. Roba che fossi io, nella Gina, una Formula 1 da milioni di euro, ad ogni sessione dalla vergogna farei saltare un sensore diverso.

Detto questo, e passando a cose-più-semi-serie, almeno per queste prime qualifiche si può dire che “la Gina va”, sempre stando attenti a non creare combinazioni delle parole “Va”, “La”, “Gina” che potrebbero aprire imbarazzanti confusioni a sfondo sessuale.

C’è, però, da dire una cosa: se vero è che la Mercedes appare ancora uno step sopra, c’è quanto meno da sfatare un primo mito: ovvero quello di una Ferrari che, senza una direzione tecnica costante visto l’ingresso di Binotto al posto di Allison a metà 2016, per molti sembrava dovesse essere un flop da subito, visto anche il cambio di regolamenti.

Ecco, sotto questo aspetto, seppur si tratti della qualifica numero 1 di 20, mi sento di poter dire che tutto sommato a Maranello non mi pare abbiano lavorato proprio male. Certo, si era visto anche dai test, ma come avevo già sottolineato qualche tempo fa l’approccio low profile ha giovato sicuramente e il lavorare senza facili entusiasmi ha dato in parte i suoi frutti. La SF70-H pare, almeno, nata bene. Quella che sarà poi la storia di questo mondiale è un mistero: dipenderà dagli sviluppi, dalle piste, da tutto.

Oggi ci si può fermare a quanto visto fino ad ora, e se i test invernali sono spesso da prendere con le pinze il primo responso vero della pista, quello in cui non ci si può nascondere, fa quanto meno tirare un sospiro di sollievo. Per ora, la Gina va. Speriamo non si fermi, ecco. E che non perda tempo a pensare al nome che le ha affibbiato Seb. 

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