Pagelle del Gran Premio del Belgio 2013

F1GP BelgioGran PremiLe Pagelle
Tempo di lettura: 21 minuti
di shalafi81
26 Agosto 2013 - 15:59
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Spapapàm! Dalle colline delle Ardenne spunta per prima la Red Bull di Vettel che fa gara solitaria precedendo un indemoniato Alonso e il poleman Hamilton. Primo ritiro per Kimi Räikkönen dopo oltre 30 gare sempre al traguardo. Gara asciutta ma che non tradisce le attese, con duelli rusticani fin sotto la bandiera a scacchi. Buona lettura!.

Sebastian Vettel: 10 – Fa la sua brava gara da Cannibale, facilitato dal fatto che il Gimondi della situazione, per l’occasione spagnolo e con la bici rossa, ci mette mezza gara solo per arrivargli alle spalle. Si libera di Hamilton dopo meno di un km e da lì, paziente come un amanuense e costante come una formichina, accumula centesimi, decimi, secondi, che costituiranno il tesoretto che si porterà fino al traguardo. Con una facilità -dall’esterno, of course- quasi disarmante. Ma che non deve far dimenticare che con la stessa vettura c’è un altro pilota, che ci corre, e che finisce addirittura fuori dal podio. Come dire: piano a dire che con la Red Bull a mettere le aaali son capaci tutti. A fine gara la spara giusta il buon Alberto Antonini di Autosprint, ai microfoni di Sky. Gli chiedono se non ci siano segnali di ripresa per la Ferrari, e se non si sia riaperto il campionato. Lui risponde lapidario «Il campionato si riapre se si rompe la Red Bull». Quella di Seb, aggiungiamo noi. Si prende anche il giro più veloce, per le statistiche. Come dire: il Cannibale sono io, poche storie. E tutti a casa. SPAccone.

Mark Webber: 5 – Dopo un paio di corse in cui miracolosamente sembrava aver metabolizzato la sequenza semaforo-frizione-acceleratore-via, rieccolo d’un tratto tornare ad esibirsi nel suo numero più famoso, quello che lo consegnerà all’eternità del motorsport con gloria imperitura: lo start del canguro. E dire che si era qualificato bene, in seconda fila, partiva dal lato giusto della pista e aveva tutto per poter fare una bella gara. Ma invece, as usual, deve inventarsi una gara di rincorsa che -alla riprova dei fatti- non gli riesce. Non gli riesce perché la sua vettura, al solito, difetta di velocità di punta [e anche questo è un grande classico, un topos che rasenta la leggenda] e questo gli rende complicatissimi i sorpassi. Ricordiamo, a memoria, due belle manovre ai danni di Button e Grosjean e poco più. Nell’ultimo stint sembra averne per riprendere le due Mercedes, ma una volta accodato a Rosberg non riesce a impensierirlo e deve accontentarsi del quinto posto. Alla miseria di 33 secondi dal caposquadra. Un po’ poco, per meritarsi la sufficienza. A fine gara recita il mea culpa per lo start, dicendo che il brutto scatto al via ha mascherato il suo potenziale. Chi è causa del suo mal… SPArito [al via].

Fernando Alonso: 8 – Prima di azzannarci con i canini alla gola e succhiarci via tutto il sangue nelle vene, un paio di conti. La qualifica, a nostro INSINDACABILE [bella forza…] parere, è da cinque. Perché sfiora l’eliminazione, perché si gira nel Q3, perché in collaborazione con la squadra sbaglia il timing dell’uscita e si ritrova così a partire dalla nona posizione. La gara è da dieci. Perché quando corre così, complice una Ferrari rivitalizzata, torna ad essere il Fernando che ci piace. Quello che fa parlare il volante e non la lingua. Quello che lotta invece di lamentarsi. E quello che sorpassa invece di mandare segnali alla Red Bull o provocazioni a Vettel. I primi giri sono da capogiro -scusate il gioco di parole-, recupera quattro posizioni al via, passa Button, Grosjean, Hamilton -grazie a un errore dell’inglese- e si installa al secondo posto. Non aveva il ritmo per prendere la Red Bull e -forse- nemmeno quello per mettere pressione al biondino tre volte campione del mondo. Ma mette in chiaro -con una sbandatona sotto la bandiera a scacchi- che venderà cara la pelle e che darà tutto da qui alla fine del Campionato. Il Fernando che ci piace, appunto. E tornando ai meri numeri, di cui si parlava all’inizio: 5 più 10 fa quindici, che diviso per due ci porta a sette e mezzo. Arrotondiamo a otto e tutti a casa. Così è se vi pare. SPAdaccino.

Felipe Massa: 5 – «Non ci sei mai quando ho bisogno di te!!». Una frase da amante tradito, da partner trascurato, che ahinoi si adatta sin troppo bene alla stagione di Felipe Massa. Che anche tra le colline delle Ardenne inizia bene ma, al momento di tirare le somme, risulta non pervenuto. Lo scatto al via sarebbe anche ok ma non si intende con Räikkönen, gli finisce dietro, perde tempo litigando col volante che non funziona, e quando inizia ad andare è già quasi mezzo giro dietro Vettel. Passa Grosjean -precedentemente accompagnato fuori da Pérez-, Hülkenberg -ai box-, si tiene dietro Räikkönen tappando la sua rincorsa e alla fine supera ancora Grosjean strappandogli il settimo posto finale. Che poco serve alla causa Ferrari, visto che tutti i potenziali rivali gli finiscono davanti. Ma soprattutto -e qui forse sta il punto- parte a fianco di Alonso e arriva 37 secondi dopo. Continua ad esserci qualcosa che non va. Ha senso, per entrambi -pilota e squadra- insistere su questa via? «La nostra relazione oramai non ha più senso», cantava Vasco Rossi trent’anni fa «lasciamo stare, dai, non rifacciamo un letto già disfatto». Che ci pensino, entrambe le parti in causa. SPAesato.

Jenson Button: 8 – Tra «Siamo sul piano A», «Passiamo al piano B», «Torniamo al piano A» [salvo poi scegliere il piano B per davvero] rischiano di farlo diventar scemo. Solo lui, peraltro, dato che vista l’ovvietà delle comunicazioni -peraltro perfettamente decifrate da tutti gli altri muretti- sarebbe stato più semplice parlare di una o due soste invece di giocare ai Johnny English de nuantre. Ma a parte questo, il Maestro dimostra a tutti, ancora una volta, perché lo chiamiamo così. E perché, come disse una volta il buon Kenny Bräck [un plauso a chi se lo ricorda], «nulla mi toglie dalla testa che a parità di motivazioni un pilota di 35 anni sia meglio di uno di 20». Si inventa uno start da paura che gli fa sfiorare addirittura la terza posizione. Poi cede agli attacchi di Alonso e Webber ma tesse la sua tela tra piani A e B più o meno strampalati e alla fine, quando serve essere efficaci per davvero, ha gomme e velocità per attaccare e passare sia Massa che Grosjean per un sesto posto che oggettivamente -per quanto si vede anche a occhio nudo in inserimento di curva- va oltre le capacità della McLaren attuale. Delicato ed efficace come pochi altri, implacabile quando serve essere concreti e tirare le somme. Ci piace sempre di più. E Pérez ci diventa matto, intanto. SPAziale.

Sergio Pérez: 5 – Che sia giustificato o giustificabile non sta a noi dirlo. Ma quello che ci tocca rilevare, con costanza oramai imbarazzante, è che ci sono momenti in cui gli salta il cervello. Il neurone si spegne e lui, puntuale, fa la cagata. Inquietante, per certi versi affascinante, a volte comico, di certo mai banale. Stavolta gli accade quando è in lotta con Grosjean. Certo, il neopapà un po’ lo spinge verso destra quando lui passa, ma accompagnarlo senza troppi complimenti verso l’esterno in staccata per restituire il favore è forse un po’ troppo. Drive Thru sacrosanto, a norma di regolamento. Se poi vogliamo disquisire sul codice, questo è un altro paio di maniche. Chi vi scrive trova ridicola questa caccia alle streghe, volta a creare una generazione di piloti al cloroformio belli, puliti ed educati. Non vogliamo il Far West, intendiamoci, con le frecce incendiarie e le colt fumanti. Ma poi non lamentiamoci che duelli come Digione ’79 non ci siano più. Un minimo di elasticità, che diamine. A meno che non si voglia continuare sulla strada dei sorpassi al DRS, col risultato di violentare una delle piste più belle al mondo rendendo inutile guadagnare quel km in più in uscita dal Radillon, tanto poi si spalanca l’ala e si passa lo stesso. Eccheccazz’. Tornando al buon Checo, che ci perdonerà per la disquisizione, la sua gara è di fatto buttata nel cesso dalla penalità [ripetiamo, sacrosanta a norma di regolamento]. E dire che era partito anche bene. Chiude undicesimo, fuori dalla zona punti. Peccato. SPArtaco.

Kimi Räikkönen: sv – Prima o poi sarebbe dovuto succedere. Peccato sia capitato proprio sulla SUA pista, a Spa. Peccato. E ci asteniamo dal dargli un voto perché con lui i conti si fanno solo sotto la bandiera a scacchi. E’ cioè impossibile prevedere dove sarebbe potuto arrivare. Aveva una strategia a una sola sosta, come al solito. Poca velocità di punta. Ma un buon ritmo, non era messo male. E aveva dato spettacolo inventandosi manovrone di sorpasso in punti improbabili della pista -passa Grosjean, Hülkenberg, di Resta, Pérez e Gutierrez- proprio per sopperire a una sesta troppo corta. Poi il pedale del freno si allunga e, dopo aver provato il sorpasso su Massa, va lungo e deve ritirarsi. Bravo lo stesso, comunque. Ma impossibile, per noi, da valutare. SPAragnino [sui freni].

Romain Grosjean: 6 – L’anno scorso da queste parti una sua partenza un po’ allegra aveva causato un cataclisma di proporzioni bibliche. Logico che quest’anno, a 12 mesi di distanza, al via guardi più quelli che ha intorno rispetto a quello che fa lui. Ci sta, eccome se ci sta. Viene sopravanzato dal compagno di squadra, poi quel cattivone di Pérez lo accompagna fuori facendogli perdere la posizione anche ai danni di Massa. Da lì in poi cerca di preservare le gomme restando in pista il più a lungo possibile sperando in una pioggia che non arriva. Perdendo definitivamente -e questo è il dato più importante- il treno dei primi. A fine gara non ne ha più per resistere a JB e allo stesso Massa e deve accontentarsi di un opaco ottavo posto finale. Figlio di una condotta di gara sin troppo prudente e avveduta. Ci sono strategie che sono tagliate su misura non solo per una macchina, ma anche per un pilota ben preciso. La sosta singola a Spa era forse più per Kimi, che per lui. Ma la sufficienza ci sta lo stesso. SPAurito [al via].

Nico Rosberg: 7,5 – La vera perla la regala nel dopo gara. Gli chiedono «Dopo questa corsa, chi è che vincerà il mondiale?» e lui risponde «Vorrei dirti Rosberg ma mi sembra poco probabile. Però te lo dico lo stesso: Rosberg». Giù il cappello. E giù il cappello anche nei confronti di una corsa poco appariscente ma efficace. Perché va di conserva per quasi tutta la gara, evitando di impelagarsi in duelli strambi e andando con il suo passo, e il risultato gli dà ragione perché di fatto chiude negli scarichi di Hamilton -a posizioni congelate, immaginiamo- con addirittura un po’ di birra in più rispetto al compagno. Quarto, davanti alla Red Bull di Webber. Mica male, per il biondino, che sembrava aver accusato sin troppo la quarta pole position di fila di Hamilton. Invece si difende bene e porta a casa punti pesanti. Una gara alla Button, verrebbe da dire, senza inutili fronzoli o arzigogoli. SPArtano, insomma.

Lewis Hamilton: 8 – La pole è da urlo, ma ci mette lo spazio di un tornante, una S veloce e mezzo rettilineo, per capire che non c’è trippa per gatti, a Spa. Vettel lo svernicia senza pietà al primo giro e, sempre senza pietà, allunga tenendo un ritmo insostenibile per l’inglese della Mercedes. Che deve cedere anche ad Alonso, più avanti, complice pure una sbavatura alla Source che facilita la manovra allo spagnolo. Salva comunque il weekend con un podio tutt’altro che da buttar via. Storia diversa, rispetto all’Ungheria, ma in fondo c’era da aspettarselo, viste le differenti caratteristiche delle due piste. Tiene comunque dietro Rosberg, che a fine gara ne aveva un pelino di più. E sopravanza Räikkönen nella classifica del mondiale saltando al terzo posto. E scusate se è poco. Mezzo punto in più per la qualifica, dove si dimostra, una volta ancora, il solito killer del Q3. Sembra quasi un titolo di un libro. Il Killer del Q3. Chissà che qualcuno non raccolga l’amo che gli lanciamo e non ci scriva su qualcosa per davvero. Provateci. SPAuracchio [del sabato].

Nico Hülkenberg: 7 – Alla Source infila il pertugio giusto tanto da imboccare la discesa che porta all’Eau Rouge addirittura all’ottavo posto. Si fa qualche buon giro nelle posizioni che contano, ma ben presto inizia a far fatica e a perdere terreno. Dapprima lo infila Räikkönen, che non riuscendo come tutti ad aver la meglio a Les Combes deve inventarsi una bella manovra fantasiosa, poi un pit stop particolarmente lento gli fa perdere la posizione anche da Massa. E da lì in poi prosegue in maniera abbastanza solitaria, cercando di preservare le gomme ma conscio che la zona punti pare sempre più un miraggio. Viene inquadrato a fine gara quando anche Vergne lo passa con cattiveria, ma si sta lottando per le briciole. Chiuderà tredicesimo. Tutto sommato anche bravo. Ma è chiaro che avrebbe preferito una gara diversa, da queste parti. Così come si aspettava di più, dal suo passaggio in Sauber. E dire che viaggiava in Force india, lo scorso anno. SPAzientito.

Esteban Gutierrez: 7 – Dite quel che volete, a noi è piaciuto da matti. Di tutte le piste in cui potevamo pronosticare una prestazione maiuscola per il messicano, Spa era di certo tra le meno indicate. Ed invece è bello sbagliarsi, a volte. Scatta dal fondo dello schieramento e sin da subito ha il classico atteggiamento di chi non ha nulla da perdere. E’ l’ultimo a fermarsi, di quelli sulle due soste, e questo lo proietta per un po’ nelle posizioni che contano. Dove dà spettacolo. Splendidi i duelli prolungati con le Force India e con le Williams. Si tocca con Sutil che trova anche il tempo di fargli un gestaccio mentre sono ruota a ruota verso l’Eau Rouge, ha poi la meglio su Bottas con un sorpasso-controsorpasso-risorpasso degno dei bei tempi andati, e alla fine si fa prendere la mano con Maldonado tagliando la chicane e beccando un Drive Thru. Peccato. Ma il fatto che chiuda ad appena 12 secondi da Hülkenberg -nonostante la penalizzazione- ci dice che è andato davvero forte, per un deb, tra i curvoni da brivido delle Ardenne. E soprattutto, per la prima volta, tira fuori una personalità che non gli riconoscevamo. Tosto. Determinato. Bravo. SPAvaldo.

Paul di Resta: 7 – Per qualche minuto al sabato accarezza l’idea della prima pole in carriera. E invece quel bruttone cattivone di Hamilton gliela strappa via senza riguardo. Lo scatto è così così, ma limita i danni scegliendo con freddezza l’imbuto migliore ed esce dalla Source in buona posizione. Da lì inizia il vero divertimento. Perché si imbarca in una serie infinita di sportellate con Sutil, Pérez, Maldonado, e chi più ne ha più ne metta. Questo non giova alla sua gara ma regala spettacolo e divertimento. Fino a quando il contatto tra Sutil e Maldonado non lo fa finire addosso al venezuelano, costringendolo al ritiro. Era dietro Sutil, al momento del botto. Ma stava comunque correndo bene, e a parer nostro l’incidente -seppur a bassa velocità- ha una dinamica talmente convulsa che rende impossibile assegnare responsabilità. Uno zero nella casella dei punti che lascia l’amaro in bocca ma che premiamo con un bel voto per la combattività mostrata e l’attitudine battagliera. SPAzzato [via].

Adrian Sutil: 7,5 – Prima del via indossa elmo, SPAdone, cotta di maglia e armatura e decide che il Gran Premio del Belgio 2013 sarà la Madre di tutte le Battaglie. In una corsa in cui i duelli non sono mancati, in quelli più duri e cruenti lui c’è, sempre. Vediamo se ce li ricordiamo tutti. Prima fa a cazzotti con di Resta e Perez, poi si tocca con Gutierrez e lo passa. Quindi incrocia lo SPAdone di nuovo con Gutierrez e Maldonado, i tre si passano 3-4 volte senza colpo ferire prima che lui riesca ad allungare. Muoia Sansone con tutti i Filistei, urla via radio. Più tardi arriva di nuovo Gutierrez, i due si toccano un’altra volta sul rettilineo del traguardo, Adrian affianca il messicano nella discesa che porta all’Eau Rouge e ai 250 all’ora, con un centimetro e mezzo tra le ruote delle vetture, trova anche il modo di mandarlo a cagare platealmente in mondovisione togliendo una mano dal volante. Allah è grande, strilla di nuovo per par condicio. E infine, a pochi giri dalla fine, supera Pérez per il nono posto finale. BanzaaaaiiiiI! Una crociata, più che una gara. Da averci paura. Ci piacerebbe rivedere tutta la gara dal suo cameracar. Meglio di un film. [S]PAladino.

Pastor Maldonado: 6,5 – Al di là del fatto che a punti non ci sarebbe arrivato lo stesso, lo Stop&Go che gli rifilano per il contatto che mette fuori gioco Paul di Resta non sta né in cielo né in terra. Si tocca con Sutil, la sua vettura è senza controllo, lo scozzese non può evitarlo e bam!, ecco il patatrac. Lui ci rimette l’ala anteriore e, successivamente, dovrà scontare la bizzarra penalità. Fino a quel momento aveva corso discretamente. Teneva dietro agevolmente Bottas e aveva messo in mostra la consueta grinta nei duelli con Gutierrez e Sutil, pur con una vettura inferiore. Poi, come già detto, il botto che lo fa chiudere anche dietro l’ottimo Van Der Garde. Qualcuno potrebbe obiettare che dove c’è un incidente lui c’è sempre di mezzo. Ma sarebbe ingeneroso, quantomeno stavolta. E comunque da parte sua l’impegno non manca mai. SPAccato [dalla Force India].

Valtteri Bottas: 5,5 – Lo si vede solo quando incrocia il fioretto con Gutierrez, che alla fine riesce comunque a passarlo. Per il resto fa davvero tanta fatica. Debuttare in Formula 1 a Spa non è mai banale. E se lo fai con una macchina scorbutica, che non ti dà confidenza, tener giù il piede sui lunghi curvoni delle Ardenne è a dir poco da batticuore. Valtteri fa quel che può, si adatta cercando più che altro di scoprire il limite in corsa senza mai oltrepassarlo. L’operazione gli riesce, nel senso che riporta ai box la macchina senza nemmeno un graffio. E’ corretto nei doppiaggi ed evita di incasinarsi la vita. Io finlandese, mica scemo, avrebbe detto il mai troppo glorificato Markku Alen nel suo inimitabile italiano da FinnTruppen. Ti verrebbe persino voglia di dargli la sufficienza. Poi però vedi che di tutti i deb 2013 l’unico ad aver davvero fatto fatica [Chilton non lo consideriamo] è lui. Per cui non ci pare corretto affibbiargli un sei, stavolta. Sarebbe da sei meno meno, ma visto che non possiamo è cinque e mezzo. O cinque e due figure, per chi è pratico di tressette. AnnaSPAnte.

Jean-Eric Vergne: 6 – Possiamo essere ingenerosi? La gara di domenica è un po’ la dimostrazione del perché Helmut Marko e soci abbiano scelto di puntare su Ricciardo anziché su JEV. Per il semplice fatto, cioè, che oltre ad essere belli bisogna anche essere concreti. E a Spa dopo due terzi di gara tutto sommato buoni, al momento di chiudere i conti lui non c’è. Paga forse la strategia dei due pit stop anticipati, che lo fanno arrivare a fine gara con gomme più stanche. Ma non è che con coperture più fresche abbia combinato chissà cosa, anzi. Sta davanti a Ricciardo ma senza surclassarlo, e al momento di tirare le somme questi lo passa senza pietà andando a raccogliere punti e gloria. Mentre lui resta dietro Pérez e se la prende con una fantomatica foratura lenta che lo avrebbe penalizzato nelle ultime tornate. La realtà è che deve forse crescere ancora. In concretezza -a partire dalla qualifica, suo cronico tallone d’Achille- e nella visione generale della gara. SPArecchiato [dalla zona punti].

Daniel Ricciardo: 7,5 – A volte è semplicemente questione di naso. Capire cioè quando attaccare, quando difendersi, quando preservare e quando dare tutto. E’ questione di naso. Uno come Prost, che non a caso sul naso oltre che una carriera ci ha costruito un’iconografia, la sapeva lunga. Il Professore sapeva fiutare pericoli e possibilità come nessun altro. E chissà mai che anche il buon Daniel, che dal punto di vista anatomico non ha davvero niente da invidiare al francese che faceva impazzire Ayrton Senna, non possa trarre giovamento dalla sua conformazione facciale e imparare come si fa a leggere e fiutare la corsa nel modo migliore. Sta comunque imparando. Perché in Belgio è davvero bravo. Scatta diciannovesimo, soffre nella prima parte e allunga lo stint iniziale cercando di limitare i danni. Lo fa nel migliore dei modi e a fine gara arriva con le gomme giuste senza trovarsi però troppo indietro. Da lì inanella una serie di sorpassi [Hülkenberg, Vergne, Pérez] che gli regalano un punticino tutto sommato impensabile alla vigilia. Bravissimo nel mantenere i nervi saldi e nel non farsi prendere dalla voglia di strafare. La Red Bull forse fa davvero bene, a scegliere lui. Del resto anche Marko è uno che ha naso, per certe cose. O no? SPArigliatore [del mercato piloti].

Charles Pic: sv – A voler fare una battuta scema, la sua gara dura lo spazio di una puntura. Già Fatto? Per fortuna che c’è Pic. [Sì, ci stiamo vergognando, tranquilli]. Scatta ultimo -al contrario del compagno di squadra, che si prende gli onori della squadra per la qualifica sensazionale- e subito dopo aver passato Chilton e Bianchi una perdita d’olio lo costringe al ritiro. Peccato? Mica tanto, mi sa… SPAparanzato [ai box, mentre gli altri si fanno un mazzo così].

Giedo Van Der Garde: 8 – Eroe al sabato, quando complice il meteo issa la Caterham fino alla quattordicesima posizione, è bravissimo a conservare la posizione al via e a tenerla per qualche giro senza ostacolare troppo le vetture più veloci che gli arrivano da dietro. Poi ovviamente scivola giù, in coda al gruppone. Del resto nemmeno Cenerentola aveva una carrozza Full, ma solo una versione Demo che a mezzanotte tornava zucca [e senza neanche la possibilità di inserire un numero seriale valido], figuriamoci se in condizioni normali la Caterham riesce a viaggiare da quelle parti. Ma poco male. Giedo -che, lo ricordiamo, era per la prima volta a Spa in F1- comanda fino alla bandiera a scacchi la muta degli inseguitori di serie B, togliendosi lo sfizio del giro più veloce del proprio ruolino all’ultima tornata. E soprattutto tenendo dietro la Williams di Maldonado, che ha sì avuto i suoi bravi problemi ma che è comunque di un’altra categoria. E -last but not least, dicono quelli bravi- non commette una sola sbavatura in tutta la gara sulla pista più impegnativa del mondiale. Tanto di cappello, per un pilotino che abbiamo tante volte bastonato quest’anno ma che per una volta si merita un votone. SPAidermen [scritto come si pronuncia – anche questa è orribile, e ce ne vergogniamo noi stessi].

Jules Bianchi: 6,5 – Che noia che barba, che barba che noia. Okay che la Marussia non può permettersi di reggere il ritmo che la posizione ottenuta in qualifica imporrebbe, ma finire anche dietro Pic dopo appena sette giri è decisamente triste. Segno di una macchina plafonata, che -per carità, legittimo- non viene più sviluppata e che dovrà portarsi carenze e magagne fino alla fine dell’anno. In tutto questo Jules non ha comunque colpe specifiche. Perché non commette errori, non crea problemi nei doppiaggi e rifila quasi un giro a Chilton, complice anche la penalità rimediata da quest’ultimo. Ah, e prima ancora fa una partenza discreta che lo fa uscire dalla Source in una posizione tutto sommato ancora accettabile. Questo è quanto. Che non significa tanto. Ma è pur sempre qualcosa. SPAzzaneve [quello che vale più o meno la Marussia oggi].

Max Chilton: 5,5 – Al via fa quasi tenerezza, quando si vede lontano un miglio che l’unica cosa che gli interessa davvero è non creare casini o incidenti. Tanto che, pur scattando sedicesimo in virtù di una qualifica capricciosamente fantastica, esce dalla Source in coda al gruppo. Ma va bene, in questo caso la prudenza è un valore positivo. Meno positivo è il Drive Thru che rimedia a metà gara per aver ripetutamente ignorato le bandiere blu. Quando si gira a cinque secondi dai primi gli specchietti bisogna guardarli costantemente, che diamine. E il fatto di essere al debutto a Spa poco conta. E’ una questione di automatismi. Di esperienza. E di buonsenso, soprattutto. Chiuderà ultimo, come al solito, staccato di quasi un giro da Bianchi. La diciamo tutta: se non avesse beccato la penalità gli avremmo addirittura dato sei. Perché non puoi pretendere la luna se non hai non dico un’astronave ma nemmeno un’altalena. Però… certe distrazioni sarebbe meglio evitarle. Ragion per cui… SPAghetti [per tutti a fine gara, e l’ultimo -cioè Max- paga da bere!].

Manuel Codignoni
www.passionea300allora.it

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4 Commenti su “Pagelle del Gran Premio del Belgio 2013”
AleMans dice:
Rezz dice:

Secondo me il voto a Maldonado è eccessivo, visto il casino da principiante che ha combinato…
e poi Sutil è il mio nuovo eroe personale! Un voto in più solo per la sfanculata in quella posizione lo merita!

Joblack dice:

Caro Manuel, dare 10 a Vettel che ha fatto un solo sorpasso e 8 ad Alonso che ne ha fatti 7 significa che abbiamo visto corse diverse. Io ho visto quassi tutto il gp con camera car di Alonso e non mi sorprende il suo giudizio se lei ha visto solo la scadente regia internazionale o addirittura gli highlights disky.
poi dare 8 ad Ham e 7,5 a Ros mi pare che fosse meglio invertire i voti dato che Nico è arrivato a soli due secondi e tenuto a bada Web che montava gomme Medie.
Il 5 su Web non sta in cielo né in terra, si ha sbagliato (forse ) la partenza ma poi la squadra montandogli le Dure al primo cambio gomme ha fatto il resto.
Dare 8 a But cioè lo stesso voto di Alonso non ci sta nemmeno visto gli errori di strategia di una sola sosta che lui colpevolmente ha mantenuto sin quasi la fine .
Insomma queste pagello mi ricordani quelle del calcio x cui eviterò di leggerle sin dal prossimo GP. Bye

Muresan80 dice:

Giuse, ma che dici ! Le pagelle tengono conto dell’intero weekend Alonso è stato l’unico a sbagliare come un pollo in qualfica, poi i sorpassi col DRS cosa valgono ??? Vettel ha fatto l’Eau Rouge in pieno a gomme fredde e col pieno per quello ha passato Hamilton, senza DRS e cagate varie, poi la gara di Alonso è stata sensazionale e perfetta sia chiaro !

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