Melbourne. Pioggia e vergogna, la Fia non impara mai

di Alessandro Secchi @alexsecchi83
16 Marzo 2013 - 09:47
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Malesia 2009, Giappone 2010, Canada 2011, Australia 2013. E chissà cosa mi dimentico.

Fatto sta che ci risiamo. La pioggia blocca una macchina da soldi. Una variabile atmosferica che mette i bastoni tra le ruote ad una SPA (la società, non la pista) che fa girare milioni di dollari. Com’è possibile? Lo è, invece, lo è eccome.

Il primo weekend del 2013 parte con il piede sbagliatissimo. Qualifiche rimandate di 20 minuti in 20 minuti fino a decidere di far correre la Q2 e la Q3 alle 11 della domenica mattina australiana, più o meno la 1 di notte qui in Italia (evviva, non si dorme).

Com’era successo a Suzuka nel 2010, con le qualifiche alla domenica mattina dopo super acquazzone del sabato pomeriggio.

La Fia non impara mai, insomma. Perchè quello che è successo stamattina a Melbourne è l’ennesimo esempio che va a confermare una serie di errori.

Punto primo: queste macchine sull’acqua pesante non si possono guidare. E’ un dato di fatto. Pirelli o chi per essa può anche costruire gomme da 60 litri di acqua al secondo evacuati, ma il problema non sono loro. Il problema sono le macchine, come sempre. Che viaggiano a millimetri da terra, non hanno più sospensioni ma l’ammortizzazione è ormai delegata alle stesse gomme, e sulla pioggia sono praticamente dei surf. Il servosterzo è talmente leggero che sull’acqua non dà sensibilità al pilota. E via, non si può guidare. Non fatemi parlare del parco chiuso. Potrei diventare offensivo. Inutile richiamare la memoria di gare di 20 o 30 anni fa, in cui anche col diluvio si correva comunque. Erano altre macchine, per assurdo più vecchie ma più sincere di queste, altri anni, la cultura della sicurezza non era quella di oggi. Corsi e ricorsi storici. Adelaide 1991, GP d’Australia (guarda te). Diluvio, giri percorsi in gara: 16. Anche allora, gara sospesa e poi chiusa in anticipo.

Oltretutto Melbourne è un cittadino. I muretti sono vicini. Era chiaro che Whiting avrebbe rinviato Q2 e Q3.

Punto secondo: l’ansia dell’orario europeo. Per concedere qualche ora di sonno in più a noi pigroni europei, si posticipano gli orari locali delle gare extra europee. E così si corrono gare e qualifiche alle 17 locali, con il rischio del buio, soprattutto se c’è brutto tempo. Come in Malesia nel 2009. Come oggi. La contraddizione è servita. Vogliamo a tutti i costi la sicurezza dei piloti, e poi li costringiamo a correre ad orari indecenti, con il sole in faccia che tramonta o la visibilità che diminuisce drasticamente. Perchè? Se si fosse partiti alle 14 locali a Melbourne (come succede in Europa) forse sarebbe stato possibile terminare Q2 e Q3. Ma se ci pensiamo, basterebbe avere un solo turno di qualifiche, come si faceva in passato. Un’ora e via. Se succede qualcosa si termina in anticipo e si tengono buoni i tempi strappati fino a quel momento. Invece no, perchè in Q1 non si spinge al massimo la macchina. E quindi bisogna dare a tutti la possibilità di correre anche Q2 e Q3. E si finisce alla domenica mattina. E poi, parliamone. Si va sempre più verso le pay-tv. E solo gli appassionati sottoscrivono un abbonamento per vedere esclusivamente la Formula 1. Tanto vale farli alzare alle 4. No?

Non discuto le scelte di Charlie Whiting. Perchè immagino che dietro il continuo rinvio di 20 minuti ci siano anche interessi commerciali legati a sponsor e investitori che pagano per le qualifiche corse al sabato, piuttosto che la domenica mattina. E infatti sembrava si dovesse ripartire nonostante la pista non desse cenno di migliorare ma, anzi, di peggiorare. Considerata la Q1, la decisione più saggia sarebbe stata quella di rinviare direttamente il tutto alla domenica mattina. Ma, come detto, non conosciamo bene il ‘dietro le quinte’. Ricordate il Canada 2011, con i gazebo in griglia? Anche allora sarebbe stato più semplice posticipare la gara al lunedì. Ma vai a spiegarlo alle televisioni e a chi paga per muovere il carrozzone.

Qui è tutto il sistema che non regge. Vuoi la sicurezza dei piloti e gli fai correre la Q1 in certe condizioni. Chiedi alla Pirelli gomme full wet che, alla fine, non si possono utilizzare. Vai in Asia e Australia e fai partire le gare alle 17, con il sole negli occhi a 300 all’ora. Che senso ha tutto questo? Chi è responsabile di queste assurdità reiterate? Chi sono le persone che non proveranno un minimo di vergogna per l’ennesima dimostrazione di inadeguatezza al ruolo che ricoprono?

E dire che basterebbe un po’ di buon senso per ridare alla Formula 1 una credibilità degna della sua Storia. Peccato che il buon senso non si possa comprare. E, quando le cose non si possono comprare, diventa un problema. Perchè ci vuole il cervello. E non si può comprare nemmeno quello.

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3 Commenti su “Melbourne. Pioggia e vergogna, la Fia non impara mai”
rossodavide dice:

o la! mi mancavano le lamentele per tutto quello che succede nella f1!!

AleMans dice:

Di cosa ci lamentiamo… É una lotta contro i mulini a vento. Per prime sono le squadre stesse che accettano tutto questo! Se volessero potrebbero risolvere qualsiasi problema…

Osrevinu dice:
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