Kvyat, fine dei giochi. Forse, per ora, meglio così

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
25 Ottobre 2017 - 14:10
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Credo che tutto sommato ci sia un limite da non superare. E per quanto un pilota possa sognare di correre in Formula 1 e farebbe di tutto per realizzare i suoi desideri, penso che il trattamento riservato a Daniil Kvyat nell’ultimo anno e mezzo da parte della Red Bull sia stato al di sotto di qualsiasi soglia di buon senso. Ora è arrivata l’ufficialità da parte di Marko. Per Kvyat la F1 finisce, per ora, qui.

Sinceramente non capisco come mai lo stesso Daniil si sia prestato a farsi giostrare come una marionetta a convenienza di chi, vero, l’ha accompagnato dalle Formule minori fino al Circus, ma poi lo ha retrocesso non una ma ben due volte prima di chiudergli definitivamente le porte di questo mondo. Immagino che dietro tutto questo ci siano contratti, accordi di lunga durata ma ecco, il caso del russo personalmente mette tristezza, perché trovarsi a soli 23 anni con una carriera con così tanti alti e bassi non dev’essere facile da reggere a livello soprattutto psicologico.

Dopo essere rimasto a piedi in Malesia e Giappone in favore di Pierre Gasly come compagno dell’ormai uscente Carlos Sainz, Kvyat è tornato in monoposto ad Austin trovandosi al suo fianco Brendon Hartley, che in USA non ha sfigurato e, anche per questo, sarà ancora in macchina in Messico con lo stesso francese, di ritorno dall’inutile trasferta per l’ultimo appuntamento della Super Formula. A poco è valsa la bella gara del russo in America, con il punto portato a casa e la consapevolezza di aver fatto il massimo. Il suo impiego di domenica è stato evidentemente un rattoppo in attesa del ritorno di Gasly. 

Per quanto si possano avere contatti o voci di prima mano ovviamente qui non si conoscono le dinamiche del Paddock, e per questo le impressioni che si hanno si limitano al visto e al letto. Detto questo, già la retrocessione di Kvyat dalla Red Bull alla Toro Rosso di inizio 2016 fu abbastanza clamorosa. Dopo un 2015 chiuso addirittura davanti a Ricciardo in classifica, il russo porta a casa in Cina il primo podio Red Bull del 2016 e poi, con la scusa della doppia toccata a Vettel a Sochi, viene rimandato nello Junior Team con promozione e vittoria al primo colpo di Verstappen a Barcellona. Per quanto Max abbia poi dimostrato di poter stare e bene nel team principale, per quanto mi riguarda l’80% di quella decisione fu dettata dal marketing. Perché si sapeva che, prima o poi, Max sarebbe stato promosso. Farlo con la scusa di un errore grave, certo, ma che possono commettere tutti, fu poco rispettoso nei confronti di Daniil.

Credevo che l’avventura di Kvyat con Red Bull / Toro Rosso, dopo una retrocessione del genere, si sarebbe conclusa al termine del 2016. Per lo meno, dopo il trattamento della passata stagione io mi sarei guardato intorno. Invece, inaspettatamente, Daniil ha continuato anche nel 2017 ma con risultati non all’altezza di quanto fatto vedere in Red Bull e nemmeno al suo ritorno in Toro Rosso. Sainz è andato costantemente più forte di lui, come se inconsciamente Daniil avesse subito il colpo e l’avesse maldigerito durante la pausa invernale. Quando le voci del passaggio dello spagnolo in Renault sono iniziate a circolare, non credevo che a rimetterci sarebbe stato poi il russo. Invece, con la scusa di uno spostamento si è deciso di cambiare tutto puntando su Gasly, affiancato a Carlos a Sepang e Suzuka al posto del #26. 

L’occasione di Gasly ti portare a casa il titolo della Super Formula, poi svanita con la cancellazione dell’evento, ha dato a Kvyat l’illusione di poter tornare in corsa per un sedile. Il tutto, appunto, è durato solo la gara di Austin perché, da ora alla fine della stagione, la coppia Toro Rosso sarà formata dal francese e da Hartley.

Si chiude quindi così, per ora, l’avventura di Kvyat in F1. Per com’è andato quest’ultimo anno e mezzo forse è meglio così, anche se sicuramente fa male essere fuori a soli 23 anni e personalmente non credo che Daniil meritasse questo tipo di trattamento. Spero che in qualche modo possa tornare in lizza per un sedile con un altro team, per dimostrare di poter ancora far bene agli altri e, soprattutto, a se stesso.

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