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Michael Andretti


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Michael Andretti (Bethlehem, 5 ottobre 1962) è un pilota automobilistico statunitense, di origini italiane, figlio di Mario Andretti.

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La carriera di Michael Andretti inizia nel 1980 in Formula Ford. I primi successi arrivano però nel 1982, quando l'americano vince sei gare su undici di Super Vee, diventando campione. Dopo questo passa alla Formula Atlantic, che vince.

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Dopo questi risultati nel 1984 passa al campionato CART. Contemporaneamente prende anche parte alla 24 Ore di Le Mans, in cui giunge terzo. Sempre nello stesso anno vince il premio come miglior esordiente.

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Nel 1986 vince la sua prima gara e conclude secondo in campionato, così come nel 1987. Andretti dovrà  aspettare fino al 1991 per vincere il titolo, con ben 9 vittorie su 18 gare. Nel 1992 conclude invece secondo.

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I primi contatti di Michael con il mondo della Formula 1 avvennero nel 1991, quando effettuò due brevi test con la McLaren. A seguito di tali test, Ron Dennis offrì un contratto di collaudatore ad Andretti, in modo da mantenere sul pilota americano una sorta di opzione. La trattativa riprese nella seconda metà  del 1992, quando la McLaren aveva perso i motori Honda per il 1993, e non era sicuro che Senna sarebbe rimasto.

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La mancanza di risultati portò la McLaren a non rinnovargli il contratto per il 1994, mentre a Hakkinen venne garantita la possibilità  di correre tre gare come titolare. Ad Andretti rimasero solo due gare da disputare, in Belgio ed in Italia. La prima gara non fu diversa dalle altre, con problemi elettronici e di adattamento alla pista, con un risultato finale fuori dai punti. I primi giri a Monza parevano confermare questo stato di cose, con una sosta dopo un testacoda, e la ripartenza al 20º posto, doppiato. Il ritmo fu però ottimo, e grazie anche ad alcuni ritiri davanti a lui, riuscì ad ottenere il terzo posto, il migliore risultato della sua carriera in Formula 1.

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Nel 1994 Andretti ritorna a correre nelle Champ Car con Chip Ganassi, ottenendo sempre buoni risultati, vincendo subito la prima gara a Surfers Paradise.

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Nel 1995 ritorno' alla Newman/Haas Racing e nel anno successivo fini la stagione al secondo posto, dietro a Jimmy Vasser. Ha chiuso la carriera in CART nel 2002 vincendo la sua 42. gara a Long Beach (terzo posto assoluto di tutti i tempi dietro a suo padre Mario con 52 vittorie e AJ Foyt con 67).

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Dal 2003 Andretti disputa solamente la 500 miglia di Indianapolis e si dedica alla carriera di car owner della Andretti-Green Racing...

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Grandissimo Leo, avevo cominciato a scrivere qualcosa su Michael ma il "progetto" era fermo da mesi :asd:. Che dire, nel bene e nel male uno dei miei piloti preferiti. Nel bene perchè Michael ha inaugurato una fase nuova per i piloti americani. Negli anni '80 nella CART era ancora forte il credo per cui il pilota doveva stare tranquillo a inizio gara, lasciare che la corsa gli venisse incontro, non forzare la meccanica in attesa della fase decisiva. E questa linea per certi versi era stata sposata anche dai suoi grandi avversari, Bobby Rahal e Al Unser Jr.. Michael invece aveva un modo di correre più all'europea se vogliamo, sempre all'attacco, aggressivo fin dalla prima curva. Come diceva Zanardi era il tipico pilota, come Tracy, Moore, Montoya, Robby Gordon e oggi Kanaan e Scheckter, che al primo giro a gomme fredde gode nel passare all'esterno 3/4 macchine solo per il gusto di riuscire in qualcosa di molto difficile e spettacolare. Il credo di Michael è sempre stato "cogliere l'occasione quando si presenta perchè potrebbe non ricapitare" e questo lo ha portato ad azzeccare sorpassi e rimonte clamorose, ma anche a fare errori altrettanto clamorosi. Anche lui come Tracy ha passato molta della sua carriera in probation e suscitato le ire di molti colleghi, anche perchè come tradizione di famiglia ammettere le proprie colpe non è mai stata la sua virtù principale. Però, per dirla all'americana, era un "charger" come papà  Mario, uno che correva senza risparmiarsi e che non si poteva mai escludere dal novero dei possibili vincitori. Insomma, quando era in giornata era uno spettacolo, dalla prima alla sua ultima corsa. A Indianapolis 2003, nonostante il brutto incidente con De Ferran a Phoenix, era ancora un dei più grintosi e dei pochi che si avventurava all'esterno e anche nel 2007, la sua ultima corsa, ricordo un passaggio all'esterno su Dixon da brividi :asd:. Come disse una volta Robin Miller, in una sfida tra le tre generazioni Mario vincerebbe sugli stradali, Michael sui cittadini e Marco vincerebbe sugli ovali...perchè padre e nonno si sarebbero scontrati all'ultima curva :asd:. A livello caratteriale non è mai stato carismatico come Mario, ho sempre avvertito una sorta di disagio davanti alle telecamere e per sua stessa ammissione non si è mai del tutto goduto la sua carriera di pilota, "ossessionata" dall'attenzione continua, dalla pressione di vincere a tutti i costi e dalla paura del fallimento. "Mario si è sempre divertito di più" disse una volta. Oggi penso sia la personalità  più importante presente in IndyCar, anche più di Penske e Ganassi. Sarà  il nome ma la sua squadra è sempre stata abilissima nel trovare sponsor, schierando sempre almeno tre macchine che nei periodi più bui hanno sicuramente aiutato a tenere su la baracca (non che ora sia diverso :asd:). La sua agenzia di promozione eventi ha resuscitato la corsa di Milwaukee rendendola un evento molto più godibile di buona parte degli ovali in calendario. Schiera macchine in IndyLights aiutando la crescita di giovani americani (Hildebrand per esempio vinse il titolo con lui) e se Hunter-Reay oggi è il pilota americano più vittorioso e non uno dei tanti che si barcamena con le GT, oltre che a Izod lo deve sicuramente a Michael, che lo ha messo in macchina dopo una stagione orrenda con Foyt e confermato dopo i brillanti risultati di inizio 2010.

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  • 3 weeks later...
  • 1 month later...

Mario avrà  vinti 5 Titoli: 1965, 1966, 1969, 1978 e 1984, ma non è mai riuscito a metter su una propria scuderia e diventare uno dei main-men della INDY, in oltre Michael ha capito, e solo la storia gli darà  ragione o no, quanto potrà  essere importante la formula.e

 

Se ci ha indovinato il suo nome diventerà  ancora più importante nelle ruote scoperte! Insomma è un ganzo senza pari. 

 

Nonostante sia quello che ha la scuderia da più breve tempo: Penske 1968, Ganassi 1990, Andretti 2003. 

 

Ganassi non è riuscito dove sta riuscendo Michael, ed anche il 'Generale' non ha tutto sto ventaglio.

Mario ha sempre voluto correre, non ha mai avuto interesse per la parte più manageriale delle corse, che invece ha sempre attirato Michael. Beh Ganassi e Penske hanno delle operazioni mica da ridere in Nascar, senza contare l'impegno decennale del primo in Grand Am/USCC (dove anche Penske ha corso mi sembra nel 2009), mentre il Generale per 3 o 4 anni ha schierato le Porsche RS Spyder ufficiali in ALMS e ora corre anche in V8 Supercars. In IndyCar però ripeto che complessivamente il "contributo" di Michael è stato maggiore e fondamentale per la stessa sopravvivenza della serie.

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