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    Ferrari 166s Jaguar

    DATI GENERALI Scuderia Clemente Biondetti Anno di produzione 1948 Motore Jaguar XK 6L 3400 cc Telaio Traliccio tubolare in acciaio Pneumatici Pirelli Luogo di produzione Maranello (MO) google.maps Progettista Aurelio Lampredi Impiegata nel 1950 Piloti Clemente Biondetti STATISTICHE GP Disputati 1 (+1 fuori campionato) Miglior risultato Ferrari Jaguar 166S (Jaguar Special 3400 XK) Clemente Biondetti fu veramente un grandissimo pilota, probabilmente il più grande "stradista" italiano, sottovalutato e "dimenticato" dal grande pubblico ma popolarissimo nel primo dopoguerra, con un carattere che si classificava come "difficile" ma che forse era semplicemente poco accomodante, sincero, impulsivo, leale e che non risparmiava mai ne sé, ne i soldi, né il rischio quando si trattava di correre. La sua lunga carriera iniziò nel 1924 con le motociclette, per poi continuare con le automobili fin dal 1927. Aveva una grossa cicatrice sulla fronte, ricordo di un tremendo incidente motociclistico in seguito al quale, dopo un anno di convalescenza, si rivolse alle quattro ruote. Fu uno dei maggiori protagonisti della leggendaria Mille Miglia, corsa che vinse per ben quattro volte, nel 1938 e ‘47 con L’Alfa Romeo e nel 1948 e ’49 con la Ferrari. Nel 1947 – in quella che fu definita la "Mille Miglia della Rinascita" dopo la Guerra – in una leggendaria corsa sotto la pioggia, batté anche il mitico Tazio Nuvolari, dopo aver trovato un insperato ingaggio all'ultimo minuto su una "privatissima" Alfa Romeo del pilota-preparatore Emilio Romano senza alcun appoggio esterno. Vinse anche due volte la Targa Florio. Dopo i trionfi alla Mille Miglia si sentì poco valorizzato dalle case italiane – Ferrari in testa – che tendevano a considerarlo troppo anziano, privilegiando altri piloti e così nel 1950, dopo un diverbio con Enzo Ferrari, firmò un contratto con la Jaguar della quale divenne il pilota di punta della squadra sportcar; inoltre tentò di convincere la casa inglese a costruire per lui una vettura da Grand Prix, non senza la speranza di "farla pagare" in qualche modo alla Ferrari. La Jaguar non accettò di impegnarsi in un simile progetto ma concesse a Biondetti una fornitura "personale" di due motori derivati dalla “XK120”. Con questi costruì altrettante vetture: la prima era una sportcar con un telaio creato ex-novo che divenne la "Jaguar Biondetti" a ruote coperte e che utilizzò personalmente nella stagione '51. La seconda ebbe una storia più complicata: uno dei due chassis Ferrari 166 appartenuti ai fratelli Besana, fu smembrata dal garage Nocentini di Firenze fra il 1948 ed il 1949. Con il telaio ed il motore fu costruita una “barchetta” dall'atelier Motto, mentre la carrozzeria fu venduta a Biondetti. L'auto era adatta alle competizioni stradali, ma risultava per i circuiti dell'epoca molto pesante e ingombrante. Biondetti, allora, costruì un telaio di sua invenzione lo rivestì con la carrozzeria della Ferrari 166 e lo dotò del secondo motore Jaguar in suo possesso. Realizzò dunque un ibrido, la Ferrari-Jaguar-Biondetti o come alcuni studiosi la chiamano, la Ferrari Jaguar Special 3400 XK. La carrozzeria rimase pressoché inalterata, mentre venne modificato artigianalmente il cofano per ospitare il potente motore. Lo strano connubio non ebbe però successo al Gran Premio d'Italia 1950 cui fu iscritta dal pilota-assemblatore, con un ritiro dopo una quindicina di non velocissimi giri. Se non ci furono altre apparizioni nei Grand Prix – se si eccettua il GP fuori campionato di Pescara '50 – la vettura in configurazione sportcar fu però utilizzata da Biondetti in vari eventi e vinse l'edizione '51 della competizione stradale Firenze–Fiesole. Biondetti partecipò con la sua creatura anche alla Mille Miglia di quello stesso anno, mentre nell'edizione successiva la vettura fu utilizzata dalla coppia Pezzoli-Cazzulani. Non era la prima volta che Biondetti, da sempre portato a “trafficare” con i motori, tentava la difficile strada di costruire in proprio una vettura, alla ricerca di una "macchina perfetta": nel '31 aveva assemblato un ibrido con chassis Bugatti e motore Maserati 2,8 che aveva chiamato "MB" e che aveva colto varie vittorie su strada anche pilotata dal Conte Luigi Premoli; nel '47 provò ad assemblare un propulsore 4 litri con otto motori motociclistici Norton (!) da 500 cc. La sua ultima stagione fu il 1954, quando corse già sapendo di essere affetto da un cancro alla gola. La malattia lo portò alla morte un anno più tardi. Massimo Piciotti
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