Ferrari, allarmismo ingiustificato: non conta solo l’ultima gara

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
17 Luglio 2017 - 13:30
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C’è una consuetudine tutta Social di considerare l’ultima gara come la cartina di tornasole di un’intera stagione. È il risultato dei commenti live, a caldo, che esasperano le emozioni ed il dibattito.

La Ferrari del post Silverstone viene dipinta come un po’ come una copia scolorita di quella dell’anno scorso, di due anni fa o addirittura di tre, come preferite. Si grida già al disastro, alla stagione fallimentare, al rimpasto e via dicendo.

Il tutto per una gara, forse la prima, nella quale la Mercedes ha vinto dimostrando una superiorità tra l’altro prevista alla vigilia, quindi nemmeno tanto sorprendente. Con tutta la buona volontà, fatico a capire tutto questo allarmismo per una gara su venti che viene persa in modo netto e con un risultato appesantito dagli eventi del finale, che hanno ulteriormente peggiorato il conto. Se siamo a metà stagione e la classifica parla di due piloti in testa separati da un punto, evidentemente qualcosa di buono a Maranello devono aver fatto. Mi direte “eh ma il trend…”. Bene, lo vogliamo vedere il trend, partendo dall’ultima vittoria della Ferrari?

Montecarlo viene archiviata col ritorno alla vittoria nel Principato dopo 16 stagioni. È il punto più alto dell’esaltazione ferrarista. Si vola a Montréal, uno dei giardini di casa Hamilton, dove la gara viene segnata già in partenza dalla toccata involontaria di Verstappen sull’ala della Ferrari #5. Vettel riparte dal fondo e termina al quarto posto con una bella rimonta. Nulla vieta di pensare che, in condizioni normali, l’arrivo dietro Hamilton sarebbe stato alla portata e i punti persi dall’inglese, invece di 13, sarebbero stati 7. 

Arriviamo a Baku, dove succede quello che sappiamo. La ruotata ad Hamilton da parte di Vettel (e qui è colpa sua), gli costa uno Stop&Go di 10 secondi che gli fa perdere, sostanzialmente, la vittoria considerato il problema alla protezione della testa sulla Mercedes dell’inglese. Se volessimo invece fermarci al pre-ruotata, parleremmo di un altro secondo posto e di altri sette punti persi. Ognuno, qui, è libero di interpretare il tutto come meglio crede.

In Austria Vettel arriva sul traguardo con sei decimi di ritardo sulla Mercedes vincitrice, che non è quella di Hamilton ma quella di Bottas. Nella prima parte di gara la Mercedes allunga, nella seconda la Ferrari recupera fino all’arrivo quasi al photofinish. Stiamo parlando di otto giorni fa.

Arriviamo quindi a Silverstone, dove le cose si mettono male già in partenza col principio d’incendio ai freni posteriori della Ferrari di Vettel. La partenza forse ne risente, forse no, fatto sta che dopo tre curve Verstappen si è infilato tra le due Rosse. Si corre ai ripari, si sopravanza la Red Bull con il pit, ma il ritorno di Bottas dalla nona posizione non è comunque evitabile in una gara in cui, per la prima volta durante l’anno, la Mercedes dà veramente l’idea di essere superiore. Quello che succede negli ultimi tre giri ha del grottesco, con Kimi che tutto sommato cade in piedi perdendo una sola posizione ma non il podio, e Vettel che dai 12 punti del quarto posto ne prende la metà col settimo. 

Ora, vero è che con i se e con i ma non si va da nessuna parte, ma io terrei conto dei piccoli intoppi non dipendenti dalla vettura nelle ultime gare. Inoltre, se soli 8 giorni fa si inneggiava al fatto che con due giri in più la vittoria poteva essere alla portata, ora non ci si può fasciare la testa in questo modo per una gara su dieci persa nettamente. Questo è l’atteggiamento di chi si sente sconfitto in partenza, non di chi vuole continuare a lottare. Si preferivano forse le stagioni in cui il mondiale poteva essere dichiarato irraggiungibile già in primavera?

È vero, la Mercedes dà l’aria di essere migliorata, ma smettere di avere fiducia nella Rossa dopo una batosta appesantita da una discreta dose di sfiga non rende giustizia al lavoro fatto a Maranello fino ad ora. E vi dirò di più: in Ungheria, altra patria di Hamilton, mi aspetto il sorpasso in classifica. Ma questo, anche se dovesse avvenire, non mi farà perdere le speranze di vedere un campionato combattuto fino alla fine con tutte le gare che restano da disputare. 

Quindi va bene la delusione per un weekend storto, ma mai considerare sempre l’ultima gara per giudicare un’intera stagione, perché altrimenti basterebbe correre una gara all’anno…

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