Elogio di Interlagos

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Tempo di lettura: 7 minuti
di Giancarlo Marseglia Ceccoli
12 Novembre 2015 - 15:00
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Questo week-end si correrà in Brasile, sul circuito di Interlagos, un circuito storico che merita di essere considerato tra i più interessanti e particolari del Mondiale, nonché baluardo di un motorsport d’altri tempi. Era il 1940 quando questa pista fu inaugurata: la zona su cui sorge, come ogni appassionato ben sa, si trova a qualche chilometro dalla città di São Paulo e, a quei tempi, vi si trovavano due laghi artificiali. Oltre a dare il nome al circuito, i laghi non hanno affatto avuto un ruolo secondario nella sua storia, dato che la particolare conformazione dell’area ha fatto in modo che la pista assumesse le caratteristiche che ancora oggi possiamo apprezzare. Parliamo infatti di una pista, come accennato in precedenza, vecchio stile, di quelle che si adattano al paesaggio circostante e non viceversa.

La vecchia configurazione del circuito

Nonostante il circuito esistesse già da un bel po’, la Formula 1 vi arrivò soltanto negli anni ’70: la prima edizione, quella del 1972 (vinta da Reutemann), non fu nemmeno valida per il campionato. Nel 1973, invece, ci fu il trionfo proprio di un brasiliano, il grande Emerson Fittipaldi, a sancire il debutto vero e proprio del Gran Premio del Brasile di Formula 1.

Il tracciato originario era per molti aspetti simile all’attuale, solo che misurava circa 8 Km ed era ancor più tortuoso: si partiva dall’attuale rettilineo del traguardo ma, dopo di esso, invece della Descida do Lago, c’erano due curve verso sinistra che portavano a un lunghissimo rettilineo, detto Retão, che conduceva poi all’attuale curva Junção, per poi giungere alla Ferradura, che veniva quindi percorsa in senso opposto rispetto a oggi. Dopo la Ferradura, si giungeva alla Reta Oposta, quindi alla Curva do Sol e a un tratto che attualmente non esiste più, parallelo  alla Ferradura, che immetteva ai tornantini, pressoché identici a quelli odierni, e quindi si completava il giro in più di due minuti (il record in qualifica è di Jean-Pierre Jabouille in 2:21.4, stabilito nel 1980).

A mio parere, così la pista era ancor più interessante e particolare dato che, in un’area tutto sommato poco estesa, si sviluppava, potremmo dire anche “contorceva”, su se stessa con tratti paralleli ed estremamente tecnici, oltre alle proverbiali sconnessioni.

Autodromo_José_Carlos_Pace_Interlagos

Il circuito attuale

Tuttavia, la pista attuale (risalente al 1990, sull’onda dei successi di Ayrton Senna) non è sua indegna erede, a differenza di quella di Hockenheim, per citare il caso più clamoroso. Il circuito, oggi intitolato al pilota José Carlos Pace, deceduto in un incidente aereo nel 1977, ha comunque mantenuto la propria identità. Ad oggi, Interlagos resta un circuito unico nel suo genere, nonostante le inevitabili modifiche come l’introduzione di vie di fuga asfaltate. 

Perché amo questa pista? Perché la ritengo “imperfetta”, del tutto differente rispetto alla perfezione scintillante (e noiosa) di circuiti moderni quali Abu Dhabi, Singapore e via discorrendo. Interlagos è stata spesso criticata per la carenza delle sue infrastrutture, oltre che per le già citate caratteristiche del suolo, che rendono davvero difficilissimo realizzare un manto d’asfalto uniforme. Per me sono questi i segreti del suo fascino, è questa sua imperfezione la sua miglior caratteristica. È un circuito dove ancora si respira un’atmosfera d’altri tempi, dove l’imprevisto è sempre dietro l’angolo, dove nulla è scontato, anche perché spesso e volentieri ci si mette anche il bizzoso clima della regione, come nella travagliatissima edizione del 2003.

Nelle ultime stagioni, poi, il GP del Brasile è stato anche decisivo per l’assegnazione del titolo, e mai in maniera banale: nel 2006 Fernando Alonso vinse il Mondiale per la seconda volta di fila, nonostante un’epico tentativo di rimonta da parte di Michael Schumacher, ritiratosi per la prima volta al termine di quella stagione; nel 2007 ci fu l’affermazione, contro ogni pronostico, di Kimi Räikkönen ai danni delle McLaren di Lewis Hamilton e dello stesso Alonso; nel 2008, forse il finale più rocambolesco in assoluto, con Hamilton a beffare Felipe Massa e la torcida brasiliana all’ultima curva dell’ultimo giro, sotto la pioggia; nel 2012, invece, vinse il titolo Sebastian Vettel per la terza volta di fila, dopo un inizio complicatissimo che sembrava averne compromesso la gara.

Ora, ditemi voi, con la massima sincerità: preferite un finale di stagione a Interlagos oppure ad Abu Dhabi? Io non ho dubbi, purtroppo le logiche di chi compila i calendari sono ben diverse.

Interlagos ha anche un’altra carta a suo favore: il pubblico. La passione dei brasiliani è incredibile e sempre solida, nonostante il digiuno ormai pluridecennale di titoli mondiali che stava per interrompersi solo nel 2008, quando tutti esplosero di gioia alla vittoria di Massa, per poi risvegliarsi come da un sogno, con una secchiata d’acqua gelida in faccia, quando Lewis Hamilton riuscì a completare la sua rimonta. Le lacrime di Massa, insieme all’urlo di Ayrton nel 1991, credo siano state il momento più toccante della storia del GP, specialmente per il pubblico di casa.

Il rapporto tra questa pista e i piloti di casa è veramente speciale. Tralasciando il celeberrimo caso della casa-della-nonna-di-Barrichello-dalla-quale-Rubinho-guardava-le-gare, come già detto, il primo a trionfarvi in una gara valida per il Mondiale fu Fittipaldi, che bissò il successo nel 1974.

Nel 1975, invece, vinse proprio quel José Carlos Pace a cui l’autodromo è stato intitolato. Nelson Piquet non si è mai affermato a Interlagos, ma ha trionfato anche lui per due volte in Brasile, a Jacarepaguá, nel 1983 e nel 1986.

Due successi, nel 1991 e nel 1993 per Ayrton Senna, vittima di una sorta di maledizione per quanto riguardava il GP del Brasile, essendogli la vittoria sempre sfuggita in precedenza. Credo che ogni vero appassionato abbia nella mente quel team radio così intenso, istintivo e toccante di Ayrton, arrivato al traguardo col cambio rotto.

Nel nuovo millennio, oltre alla vittoria del 2008 di cui abbiamo già parlato, Felipe Massa ha vinto anche nel 2006 (con una tuta che richiamava i colori della bandiera brasiliana), vittoria anch’essa amara, con l’ottavo mondiale di Schumacher che svanì.

Da ricordare, sempre per Felipe Massa, anche la possibile vittoria che avrebbe ottenuto nel 2007, ceduta al compagno Kimi Räikkönen per permettergli di conquistare il titolo, e il podio della scorsa stagione, con Felipe che salutò la folla parlando in portoghese dopo aver ottenuto il podio con la Williams, in seguito ad annate travagliatissime in Ferrari al fianco di Alonso.

Insomma, questo appuntamento non può lasciare indifferenti, non può non comunicare emozioni a chi davvero ama la Formula 1. Questo sport (…), davvero, ha tanto bisogno di Interlagos, ne sono convintissimo. Perché, con tutte le sue imperfezioni, è paradossalmente una pista perfetta, una pista che ha ancora il sapore dei tempi andati. È una pista, per certi versi, naïf, come del resto lo è il Paese che la ospita. Ed è così che deve rimanere. Vedere anche Interlagos completamente snaturata, come accaduto di recente a Città del Messico, sarebbe davvero troppo. Per non parlare dell’eventualità di non vederla più in calendario.

Formula 1 e Brasile sono due realtà legate a doppio filo e devono rimanere tali, sempre e comunque.

La stagione di quest’anno finirà il 29 novembre in quel di Abu Dhabi ma, non so voi, per me potrebbe anche finire questa domenica. Tutto ciò che viene dopo Interlagos, per me, conta relativamente. E la storia recente sembra darmi ragione…

E dire che, per tutto questo, dobbiamo ringraziare il crollo della Borsa di New York del 1929! Se non fosse mai successo, al posto di questo piccolo ma bellissimo circuito,   ci sarebbe stato un banale complesso residenziale, pensate un po’.

E Rubens Barrichello, da casa della nonna, avrebbe visto soltanto altre case.

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L’inaugurazione del 1940

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=s6HLgJ96t9w&w=420&h=315]

Ayrton Senna vince nel 1991

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=-iikUvXPKjE&w=420&h=315]

La folle gara del 2003

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=gcr5exZD7CU&w=420&h=315]

L’incredibile gara di Michael Schumacher nel 2006

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=VsLX2Uen2dc&w=420&h=315]

Il rocambolesco finale del Mondiale 2008

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=XJiuF-s7s58&w=420&h=315]

Le lacrime di Felipe Massa nel 2008

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=Maog-wORsLY&w=420&h=315]

Sebastian Vettel vince il Mondiale nel 2012

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