E alla fine, anche Monza passò per la ghigliottina di Bernie

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Alessandra Leoni @herroyalblues
2 Luglio 2014 - 11:30
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E alla fine arrivò il turno di Monza. Dopo il valzer tra Hockenheim e Nurburgring, che porterà alla conferma di quest’ultimo e alla cancellazione dal calendario dell’altro circuito – sempre perché Bernie Ecclestone si è lamentato delle condizioni commerciali del contratto con Hockenheim – dopo aver visto sparire tanti bei circuiti storici, è arrivato anche il turno di Monza.

“No, non va bene. Non penso che faremo un altro contratto, quello vecchio è stato un disastro per noi, da un punto di vista commerciale. Dopo il 2016, ciao ciao” ha dichiarato Ecclestone. A lui non gliene importa niente del valore simbolico di avere un Gran Premio in Italia. Va bene, la Ferrari non sta andando benissimo, ma forse gli è sfuggito che la Ferrari per alcuni tifosi si avvicina al culto religioso. E la messa la va a sentire a Monza anziché in chiesa. Pazienza, il padre-padrone della F1 preferisce i soldi ai valori affettivi – e questa non era una novità e forse ci si doveva aspettare una mossa del genere da parte di Bernie.

Monza in realtà trema da anni, oramai. Il fatto è che se si togliesse Monza, per rimettere Imola, sarebbe un discorso perlomeno accettabile. L’unica cosa per cui si può pensare (e qui ha ragione Ecclestone) di togliere Monza, è che le strutture sono vecchie, non si può toccare niente per farci solo qualche lavoro, per i soliti movimenti ambientalisti che protestano (che giravano, fino a qualche anno fa, con l’auto a benzina per il parco) e per le solite amministrazioni che si rimbalzano la palla e le colpe per non far arrabbiare nessuno (appunto, i movimenti ambientalisti). A un paio di Gran Premi di Monza ci sono stata e già qualche anno fa notavo che le strutture necessitavano di lavori sostanziali, perché il confronto con altri circuiti era imbarazzante. Mi ricordo che per trovare un bagno chimico, bisognava impazzire. Ma anche per trovare la tribuna assegnata, bisognava impazzire a camminare per il parco. Per le infrastrutture dedicate al ristoro, mi ricordo che era la desolazione totale (e il cibo e il beveraggio lo si pagava una discreta fucilata).

Si può biasimare sicuramente Bernie Ecclestone, perché lui va dove lo portano i soldi e in circuiti desolanti, dove la F1 se possibile è uno sport ancora più elitario di quanto non lo sia di suo, vuoi perché i costi per essere un fan sul campo in F1 sono proibitivi e quindi, a meno che non si conoscano addetti ai lavori, più di un Gran Premio all’anno è difficile seguirlo dal vivo. Ma il problema di Monza non è nuovo e soprattutto, non è solo dipendente dalla F1 sempre più esosa. Dov’erano le amministrazioni locali quando si doveva fare qualcosa per rinnovare Monza per davvero?

Certo, spiacerebbe perdere il Gran Premio d’Italia, ma anche se ci si muovesse adesso per Monza, sarebbe già troppo tardi.

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