Due mondi sempre più distanti

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 4 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
20 Giugno 2017 - 12:17

“Valentino Rossi correrà una wild card a Misano in Superbike.”

Ce lo ricordiamo tutti questo scherzone girato sul web il primo d’aprile? Penso proprio di sì. Una bella patacca tirataci forse dal “Dottore” stesso, ma che alla fine abbiamo preso sul ridere, senza pensarci più di tanto, giusto? Forse, però, per alcuni non è stato così…

Di certo questa notizia inventata non aveva la volontà di andare a screditare il mondo delle derivate di serie (o almeno, spero non fosse così), però il rammarico resta per una notizia che, se fosse stata vera, sarebbe stata sensazionale. Vi immaginate un Valentino Rossi fronteggiare Chaz Davies, Jonathan Rea o anche il suo vecchio avversario Marco Melandri in una cornice come quella del vecchio Santamonica? Io avrei la bava alla bocca al solo pensiero, invece ci han tolto questo piccolo “regalo” da sotto il naso.

Il vero problema però non sta tanto nel Pesce d’Aprile in sé, ma proprio nella concezione che oramai la Superbike sia vista davvero come un mondo “di riflesso”, che gode in parte della luce del Motomondiale pur non facendone parte e che si vuole sempre tenere il più lontano possibile dalla MotoGP. Non tanto nei regolamenti tecnici, che per forza di cose devono essere differenti, ma nei contatti veri e propri tra protagonisti di una classe e dell’altra, e magari per i passaggi a sorpresa da una parte all’altra. Cose che purtroppo si vedono sempre meno spesso.

Non serve nemmeno andare troppo indietro nel tempo per osservare questo cambio, quando dalla Superbike arrivavano campionissimi del calibro di Bayliss o Edwards. Cambi esaltanti non tanto per i risultati poi ottenuti, ma per il vero e proprio stupore nel vederli nella classe regina. O anche i passaggi dalla MotoGP alla Superbike, con l’arrivo nel 2007 di Max Biaggi sulla Suzuki o quello di Marco Melandri nel 2011 sulla Yamaha (subito vincenti tra l’altro). Negli ultimi tempi le cose sono state stravolte e il campionato delle moto di serie è diventato una sorta di ultima spiaggia per quei piloti MotoGP relegati in team di fascia medio-bassa, in cerca del colpo gobbo dall’altra parte.

Ecco qualche esempio: basta pensare al caro Nicky Hayden, che ha corso nel 2015 per la Honda in versione Open di Aspar Martinez per passare nel 2016 al team Ten Kate, portando persino al successo una moto non più giovane e dimostrando di darne ancora molto, di filo da torcere (cosa che fa aumentare il rammarico per la sua scomparsa). Oltre a lui abbiamo anche l’esempio di Bradl, passato pure lui a Ten Kate dopo quasi due stagioni in Gresini alle prese con un’Aprilia tutta da sviluppare.

Il caso più paradossale di tutti rimarrà però quello di Eugene Laverty, passato nel 2015 in MotoGP dopo essere stato scartato dall’Aprilia in Superbike nel 2013 (forse per evitare nuovi attriti con l’arrivante Melandri) e dopo avere passato un’odissea in Suzuki nel 2014; nei suoi due anni in MotoGP, sempre nell’Aspar Team, ha tirato fuori tutto ciò che poteva dalle moto dategli, per poi essere snobbato a più riprese da quei media che lo inquadravano come “altro elemento sopravvalutato della SBK”. Al suo ritorno in Aprilia deve ora affrontare una situazione tecnica nettamente opposta a quattro anni or sono, dove la buona RSV4 del 2013 si è trasformata in un cavallo difficile da domare (almeno per il momento).

Per non parlare di quei campioni Superbike che, già in partenza, hanno abbandonato l’idea della MotoGP. Rea per esempio ha ammesso di aver “perso quel treno” tempo fa e che non ha intenzione di recuperarlo ora. Davies, autore di un test con la GP17 lo scorso mese, ha dichiarato di rimanere fedele alla SBK almeno fino a quando non la vincerà.

Uno spazio tra le due classi che, oltre a essere difficile da colmare, si sta allargando sempre di più per colpa (a parer mio) di Dorna stessa e del suo boss Carmelo Ezpeleta, che inspiegabilmente cercano di distanziare sempre più i regolamenti, a svantaggio sempre della classe più sottovalutata (e l’indegna regola della griglia invertita ne è una prova, insieme anche ai cambi di palinsesto) e ciò fa perdere interesse ai piloti per un possibile arrivo. Per il 2018, insieme ai team, si sta discutendo sulle modifiche del regolamento (per la centralina unica come in MotoGP principalmente) e sul possibile calendario in programma, in modo da non avere mesi interi di stop tra un round e l’altro durante il periodo estivo.

Spero che Dorna segua le scelte corrette in modo da dare a questa formula lo spazio e la visibilità che merita, cosa che gli appassionati più convinti sperano da sempre. Sarebbe da farlo capire anche a loro

Immagine copertina: Internet (per segnalare il copyright info@passionea300allora.it)

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