Dieci anni dopo: da Kimi a Kimi

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
21 Ottobre 2017 - 20:30
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Alzi la mano chi dieci anni fa era incredulo spettatore, gioioso o disperato, del finale di uno dei campionati più imprevedibili della storia della Formula 1. Alzi la mano chi quel giorno immaginava che quel mondiale, ribaltato nelle ultime due corse, sarebbe stato l’ultimo vinto dalla Ferrari da lì a dieci lunghissime stagioni. Alzi la mano, infine, chi pensava di ritrovare ancora oggi lo stesso finlandese al volante della Rossa.

2017, appunto. Anche ora, che sono passati dieci anni, i tifosi della Ferrari vorrebbero rivedere lo stesso finale con Sebastian Vettel nei confronti (sempre lui, manco a dirsi) di Lewis Hamilton. I miracoli, però, si chiamano così perché avvengono raramente, e probabilmente dieci stagioni non sono un lasso di tempo sufficiente perché si possa ripetere l’impossibile. I punti sono tanti, Hamilton è ancora più forte, le possibilità sono più basse.

Quello del 2007 è stato un recupero inimmaginabile al termine del Gran Premio del Giappone: così fantastico, quasi cinematografico, da far pensare al rimborso divino per la Spy Story, che tanto aveva destabilizzato quella stagione. Diciassette punti da recuperare in due gare, con il vecchio punteggio 10/8/6, erano materia da preghiere solenni e scommesse per gli stomaci più forti. Eppure il tutto avvenne con un alone di incredulità che ancora oggi fa spavento.

La scena di Hamilton che si blocca nella ghiaia cinese con le gomme ormai sulle tele, con Kimi che recupera in botta singola dieci punti sul rivale, è ancora negli occhi di tutti. Ma solo in pochi, al termine della gara di Shanghai, credevano che a quel colpo di fortuna per il finlandese, noto per le sciagure sportive (il 2005 era ancora fresco di memoria), ne sarebbe seguito a distanza di due sole settimane un altro, addirittura decisivo per il titolo.

Già, perché le immagini di Lewis che procede lentamente ad Interlagos con la Mclaren in folle e in palla elettronica, e lui che preme qualsiasi pulsante sul volante per farla ripartire, furono quasi da “Scherzi a parte”. Il resto di quella gara lo conosciamo: l’inglese tenta un recupero affannoso, Felipe Massa ha il passo per vincere il suo secondo Gran Premio del Brasile di fila, ma quei due punti sono fondamentali per Kimi per staccare l’etichetta “Hamilton” dalla coppa del campione del mondo per incollarci indelebilmente la sua. E così, sotto gli occhi spalancati del mondo, il titolo 2007 sfugge dalle mani dell’esordiente più forte mai visto negli ultimi anni, di un Fernando Alonso reduce da una stagione delirante a Woking, per finire in tasca al finlandese che vince il titolo con la Ferrari al suo primo tentativo.

Da quel giorno è successo di tutto. Quel punto decisivo per perdere il titolo 2007 è servito a Lewis per vincere quello seguente, ai danni però di un Felipe Massa iellato come pochi tra motori in fumo a tre giri dal termine e tubi del rifornimento rimasti appesi alla monoposto. Nessuno immaginava che Kimi se ne sarebbe andato per un paio d’anni (a fare tutt’altro) al termine del 2009 per poi tornare con la Lotus, riscoprire il sapore della vittoria e soprattutto ritrovarsi con Maranello per una seconda avventura insieme, che tuttora prosegue e si concluderà, probabilmente, tra un anno. Nessuno poteva immaginare che un giovanissimo Sebastian Vettel e una squadra sponsorizzata da un produttore di bibite energetiche avrebbero fatto il pieno di titoli per quattro stagioni di fila. Nessuno poteva nemmeno lontanamente ipotizzare che Schumacher sarebbe rientrato per tre anni con una Mercedes ufficiale, che un allora sbertucciato Nico Rosberg gli avrebbe dato filo da torcere, che la stessa Mercedes mangiagomme di quegli anni sarebbe diventata una schiacciasassi e che proprio il biondino si sarebbe reso protagonista della vittoria mondiale più psicologica da tempi immemori, nei confronti ancora una volta di Lewis Hamilton.

In dieci anni è cambiato tantissimo: Kimi, Felipe, Lewis e Fernando, i quattro protagonisti del 2007, sono gli ultimi piloti ancora in griglia oggi insieme a Vettel, esordiente però a metà stagione. Le monoposto hanno vissuto non uno ma ben tre grandi cambi regolamentari tra 2009, 2014 e 2017. Internet ha ribaltato il modo di raccontare il motorsport avvicinandolo alla gente tramite i social. In tutto questo Kimi è ancora al suo posto in Ferrari. Qualcuno potrebbe pensare “incredibile”, interpretando il termine in modo positivo o negativo in base al proprio pensiero sul finlandese. Ferrari che tra l’altro, anche lei, non è assolutamente più quella di dieci anni fa.

L’unico anello di congiunzione noto tra oggi e quel giorno è proprio lui, il protagonista di una rimonta impossibile che fa parte della storia e che, forse, qualcuno ricorderà oggi sperando che possa portare fortuna al presente. Difficile, molto, ma per fortuna i sogni sono ancora gratis.

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