Daniel Ricciardo, la Red Bull e il Red Bull Junior Team

F1
Tempo di lettura: 3 minuti
di Alessandra Leoni @herroyalblues
13 Giugno 2014 - 16:15
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Che la Red Bull avesse un’ambizione a vincere dei mondiali di F1 sin dagli esordi, era cosa nota. Ci ricordiamo altrettanto delle occhiate perplesse di fronte a un team costruito e supportato da dei “bibitari”, che in apparenza non avevano nulla da condividere con i blasonati team quali Ferrari, McLaren, Williams, con una tradizione nel motorsport che rasenta il leggendario. Ma non si vince così dal nulla, si vince avviando un progetto solido sin dalle fondamenta – e investendo sui piloti sin dalla più tenera età. E se il progetto non è solido, il pilota non è valido, non si vincono quattro mondiali piloti e quattro mondiali costruttori in pochissimi anni. Senza contare i titoli vinti in altre categorie.

Daniel Ricciardo, che vediamo ben figurare accanto a Sebastian Vettel – alquanto sfortunato per quanto riguarda l’affidabilità della monoposto – e che abbiamo visto vincere in Canada per la prima volta, è uno dei piloti che a suo tempo aveva fatto parte del Red Bull Junior Team, che ha cresciuto piloti come Sebastian Vettel, Christian Klien – il primo pilota dello Junior Team ad arrivare in F1 – Daniil Kvyat, Jean-Eric Vergne e parecchi altri. Il programma del team austriaco è basato su pochi principi, quali il “vincere sin dall’inizio” e “competizione sin dall’inizio“: i migliori arrivano in F1, passando prima per la Toro Rosso, sulla quale Vettel ha vinto il suo primo Gran Premio nel 2008, poi eventualmente, si passa in Red Bull. Helmut Marko di recente aveva dichiarato che l’idea era di prendere Lewis Hamilton in Red Bull, al posto di Webber, salvo poi preferire un pilota che era cresciuto con loro. Fino adesso, la scelta di Red Bull si sta rivelando azzeccata e li sta ripagando tanto, al punto che non si aspettavano un Daniel Ricciardo così competitivo sin da subito.

Investire sui più giovani, in F1, così come nella vita e (magari!) nel mondo del lavoro, a volte può dare piacevoli sorprese – basta osare.

Certo, non tutti i team si possono permettere programmi ambiziosi di questo genere, tanto che dovrebbero – il condizionale è d’obbligo – esserci solamente la McLaren (con il YDDP, dal quale è uscito Lewis Hamilton) e la Ferrari (con la Ferrari Driver Academy) come altri team che puntano sui giovani piloti. Però, Red Bull a parte, quali risultati stanno portando i programmi degli altri due team? Cosa si dovrebbe fare in più per trovare nuovi veri talenti da portare in F1? E intendiamo dei talenti non unicamente guidati dagli sponsor e dal portafoglio, come purtroppo spesso succede nella massima categoria…

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