Caro Jorge, noi ti diamo il beneficio del dubbio…

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 6 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
29 Ottobre 2017 - 19:44

Ad appena sette giorni dal disastro oceanico di Phillip Island, ecco che la Ducati torna vincente e protagonista su una delle piste più favorevoli ai cavalli della Desmosedici: a Sepang il team ufficiale Ducati ha fatto ciò che doveva fare assolutamente, in altre parole permettere ad Andrea Dovizioso di vincere e di tenere anche la più piccola chance iridata a portata di mano. La Ducati è quindi tornata dall’assenza di Phillip Island e l’ha fatto nel migliore dei modi.

Tutti felici e contenti quindi, prima del round decisivo a Valencia? Ma neanche per sogno: siamo nel Motomondiale, ricordate? Dove la gente parla, esprime pareri e sbatte in faccia sentenze (a volte anche affrettate) quando in mano e davanti agli occhi si hanno fatti che da soli vogliono dire poco. E se nell’occhio del ciclone sull’isola australiana c’era Scott Redding, oggi c’è un altro pilota Ducati, di un calibro e di un’importanza ben diversa: Jorge Lorenzo. Miglior risultato in Ducati oggi e gara forse migliore dell’anno nel complesso, in attesa di vedere se il 2018 sarà l’anno della decisiva svolta con la Rossa.

Eppure, nonostante la bella gara, non credo che Jorge stia lasciando la Malesia col sorriso sulla faccia, anzi. Questo per due motivi:

Procediamo ora un passo per volta, col primo punto. Qui dirò la mia visione di ciò che Jorge voleva fare e di cosa alla fine ha ottenuto, e cercherò di essere il più oggettivo possibile dato che Jorge, onestamente, non l’ho mai apprezzato un granché. Non tanto per le sue abilità di guida, indiscutibili (beh oddio… fino a un certo punto, e fino a quest’anno), ma per il suo modo di atteggiarsi che ha ereditato e su cui ha continuato a perseverare dalla 250cc in poi. L’ho sempre visto, con le sue scenette nel parco chiuso, con la sua bandiera “Lorenzo’s Land” e con anche le scelte effettuate durante tutto il suo percorso in MotoGP, come una brutta copia di Valentino Rossi; non me ne vogliano i fan del maiorchino, ma quando decidi di andare in Ducati sacrificando un buon contratto in Yamaha solo per fare ciò che a Rossi non è riuscito, sapendo benissimo che non sarebbe stato facile e la giustifichi come “voler di cercare una sfida nuova (quando, a essere onesti, il migliore in campo non sei tu, ma un altro spagnolo), qualche bacchettata sulle mani te la dovresti beccare, nonostante tutti i soldi che c’erano in ballo. Ma tant’è, Lorenzo come pilota è adulto e vaccinato, oltre che veloce, quindi ha tutto il diritto di fare le scelte che vuole.

E cos’ha scelto di fare questa mattina? Forse di mettersi, da sé, in una posizione difficile: dai box più volte gli è stato segnalato, col pit board, il distacco di Dovizioso a meno di un secondo (e forse anche lo svantaggio di Zarco), quindi era perfettamente consapevole della decisione che stava per arrivare. A sei giri dalla fine ecco spuntare una misteriosa “Mappatura 8” sul cruscotto della GP17 #99, messaggio che, secondo testimonianza di Lorenzo, non è stato visto. E fin qui, per quanto dubbia, la cosa può starci. Poiché siamo tutti d’accordo che quel messaggio, che Lorenzo ne fosse consapevole o meno, significasse lascia passare Dovizioso ciò che a mio parere non ci sta è il forcing pazzesco del maiorchino sia sul Dovi sia su tutto il resto dello schieramento. E l’errore che gli è costato la gara al giro successivo, in cui non ha però rallentato, testimonia come Jorge fosse davvero sul filo del rasoio. Sono quindi d’accordo con Loris Reggiani che nel post-gara ha chiarito, in questa maniera, le azioni del “Por Fuera”: spingere oltre ogni limite suo e della moto per evitare, all’ultimo giro, di trovarsi nella posizione scomoda di fare il “Rubinho” di turno. Alla fine, comunque, tutto è andato liscio e la doppietta è arrivata. Tutto a posto quindi… no?

No, perché ora passiamo al punto che forse brucia di più al cinque volte campione del mondo: l’esser stato battuto in un duello da quello che, al suo arrivo, doveva essere il suo portaborse. Nonostante tutto il forcing fatto, Dovizioso in nessun istante è sembrato in difficoltà nel rimanere col compagno. Forse i duelli con Marquez l’hanno “abituato bene”, ma di certo per Jorge essere umiliato così non ha un bel sapore. Quando la GP17 #04 l’ha sfilato sul rettilineo principale, credo che decine di emozioni abbiano passato l’anticamera del cervello dello spagnolo: rabbia, delusione, impossibilità di reagire, timore… Non solo l’esser stato attaccato e superato (quindi non averlo lasciato passare) ma anche l’impossibilità di contrattaccare, per evitare l’ira di Dall’Igna e Tardozzi.

Nella sua intervista ai microfoni di Sky, Jorge secondo me ha tirato fuori tutta l’onestà di questo mondo, dicendo le cose come stavano nel mondo più chiaro possibile (cosa che ho apprezzato moltissimo): lui voleva vincere, ma vincere in questo sport non vuol dire fare danni, e impedire a Dovizioso di ottenere il sesto successo in quel momento voleva dire farne (e tanti) al team Ducati. Se lui crede fermamente nel suo rapporto con Gigi Dall’Igna e tutto il box rosso, i successi e i suoi momenti di ribalta (forse) arriveranno, ma buttare il proprio futuro in Ducati e magari rischiare di perdere una sella di un team ufficiale per una vittoria a Sepang… direi che non ne vale la pena. Ci avrebbe provato all’ultimo giro? Sì, l’ha detto lui stesso, ma così non è stato. Dovizioso, questo Dovizioso, attualmente è più forte di lui, e forse oggi se n’è fatto una ragione.

Con la Malesia passata liscia, c’è da vedere se potrebbero scattare problemi a Valencia. Al Ricardo Tormo, in un ipotetico (e di certo non auspicato) disastro per Marquez, Lorenzo cosa farebbe nella medesima situazione in cui si è trovato stamani? Regalare a Dovizioso, ex-avversario in 250cc e anche in MotoGP l’alloro o fare l’ingordo e vincere una gara potenzialmente amara per Ducati? Chissà… in fondo il mondo delle corse è bello anche per questo, no?

Fonte immagine: motogp.com

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