Campioni per sempre | John Surtees, il figlio del vento

Campioni per Sempre
Tempo di lettura: 5 minuti
di Giacomo Maltinti
19 Gennaio 2017 - 16:00

John Surtees, come molti altri piloti, è arrivato all’automobilismo dal motociclismo, nessun altro però è riuscito a vincere l’alloro iridato in entrambe le discipline. Il pilota inglese giunge in Formula 1 dopo sette titoli mondiali nelle moto ma non mostra il minimo problema di adattamento, è competitivo da subito e si distingue non solo per la velocità ma anche per la profonda conoscenza tecnica che dimostra. Professionista esemplare e collaudatore finissimo, è completamente dedicato alla sua professione, non amando particolarmente gli aspetti mondani e i ricevimenti cui viene invitato.

Il debutto nella massima formula arriva nel 1960, campionato in cui corre part time per i coincidenti impegni nel motomondiale che lo vedono vincitore assoluto in due classi con sette vittorie complessive. Surtees ha un impatto scioccante sulla Formula 1: al suo secondo gran premio in casa arriva secondo, al terzo in Portogallo realizza la sua prima pole position. Si dedica unicamente alle auto e, dopo un anno di apprendistato alla Cooper, brilla con la Lola con due secondi posti consecutivi nel campionato 1962. L’anno successivo vede il suo trasferimento alla Ferrari. In realtà John avrebbe potuto compiere il tragitto verso Maranello dodici mesi prima, tanta era stata l’impressione che aveva suscitato nei vertici del Cavallino, ma, di fronte all’offerta ricevuta, era stato proprio il pilota a fare un passo indietro, scrivendo per lettera, con grande umiltà e intelligenza, di non sentirsi sufficientemente pronto per la Ferrari. Nel 1963 Surtees accetta la nuova offerta che arriva da Maranello e si mette al lavoro. Il primo anno vede la vittoria al Nurburgring dove riesce a battere in pista Clark che in quel 1963 si dimostra praticamente insuperabile. Ottiene altri due podi e getta le basi per il campionato successivo.

Nel 1964 Surtees corona il suo sogno e si laurea Campione del Mondo anche in Formula 1. La Ferrari presenta l’innovativo modello 158, un passo avanti rispetto all’anno precedente quando il sei cilindri Dino, buon motore per potenza e leggerezza, si è dovuto arrendere agli otto cilindri d’Oltremanica. In realtà il campionato è vinto, letteralmente, all’ultimo giro possibile e con una rimonta entusiasmante, dopo che a metà stagione, dopo cinque corse, Surtees può vantare solo un secondo e un terzo posto mentre Clark e Hill con le loro Lotus e BRM si dividono i successi, alternandosi al comando della classifica iridata. Questo andamento è tipico della Ferrari degli anni Sessanta: la Scuderia privilegia i prototipi, la lotta con la Ford, la 24 ore di Le Mans e il Mondiale Sport e solo dopo, quindi da giugno in poi, ci si concentrava sulla Formula 1, il cui inizio di campionato veniva gestito con il materiale che si aveva in casa. Nelle ultime cinque gare John vince in Germania e a Monza, arriva secondo negli Stati Uniti e in Messico e riesce clamorosamente a vincere il mondiale, anche a causa dei guai di Clark e Hill che nelle ultime corse portano a casa pochissimi punti. Nella gara decisiva Hill, dopo un contatto con Bandini, precipita nelle retrovie e perde potenza dal motore, Clark rompe il motore all’ultimo giro perdendo corsa e mondiale mentre alla Ferrari basta ordinare a Bandini di lasciar passare Surtees dal terzo al secondo posto per vincere il titolo.

Il 1965 rappresenta una delusione perché la macchina non presenta alcuno sviluppo e Surtees non può degnamente difendere il proprio titolo iridato, ottenendo solo tre podi e un anonimo quinto posto finale in classifica. Per l’anno successivo però i regolamenti prevedono il raddoppio di cilindrata e la Ferrari è data come grande favorita.

Il campionato del 1966 inizia con il ritiro di Monaco, Surtees vince poi a Spa ma questa gara, anziché rappresentare la svolta per il campionato, diventa l’atto conclusivo della storia di John a Maranello: Surtees lascia la Ferrari!
La verità non si saprà mai per l’impegno reciproco delle parti a nascondere quanto successo ma è verosimile che l’inglese sia stato vittima delle tante lotte politiche intercorse alla Ferrari negli anni. Surtees ha ottimi rapporti con Enzo Ferrari ma pessimi con il ds Dragoni, inoltre nel 1965 ha avuto un incidente in una gara Can Am alla guida della Lola che lo ha costretto a diversi mesi di inattività. I suoi rapporti con la Lola, l’uscita di un modello di questa che assomiglia molto alla Ferrari e la mai nascosta ambizione di diventare costruttore in proprio gli alienano le simpatie del Commendatore che, forse anche per evitare un trasferimento di segreti industriali verso la concorrenza presenta e futura, allontana il pilota.

La carriera ad altissimi livelli in Formula 1 di Surtees finisce qua sebbene John, allontanatosi da Maranello, approdi alla Cooper terminando addirittura secondo il campionato 1966. La velocità, la sensibilità e la grande competenza tecnica del pilota comunque proseguiranno sempre fino al giorno del ritiro e consentiranno spesso di migliorare il rendimento delle sue macchine: la stessa Cooper con cui vince in Messico non prevaleva da quattro anni, la Honda che guiderà l’anno dopo avrà motori potenti ma telai pessimi e sarà l’intervento di John che permetterà di avere un telaio Lola con cui il pilota vincerà a Monza.

Dopo tre campionati anonimi da costruttore, nel 1972 corre l’ultima gara e si chiude la carriera di uno dei talenti più puri dell’automobilismo, capace di cogliere anche un terzo posto a Le Mans e di vincere il campionato Can Am 1966.

Immagine di copertina: internet (per segnalare il copyright: info@passionea300allora.it)

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