Campioni per sempre | Emerson Fittipaldi, record di precocità

Campioni per Sempre
Tempo di lettura: 5 minuti
di Giacomo Maltinti
21 Febbraio 2017 - 10:30

Figlio di un giornalista sportivo, il paulista Emerson Fittipaldi è stato uno dei piloti più veloci e versatili della sua epoca: laureatosi due volte campione del mondo di Formula 1, ha anche tentato la carriera come pilota costruttore prima di vincere il campionato di Formula Cart e due volte la 500 miglia di Indianapolis.

La sua carriera, dopo una temeraria quanto breve esperienza con gli idrovolanti, inizia nel motociclismo prima di concentrarsi definitivamente sulle auto. La determinazione di Emerson è tale da indurre lui e suo fratello Wilson a lavorare come imprenditori per guadagnare il denaro necessario a farsi strada nell’automobilismo, visto il rifiuto del padre a finanziare l’hobby dei figli. Così, con le proprie risorse, Emerson comincia a gareggiare e vincere nelle formule brasiliane e nel 1969 prende la grande decisione di lasciare la propria casa e gli studi per tentare di diventare davvero un pilota, trasferendosi in Inghilterra.

Per iniziare, acquista una vettura per la Formula Ford: con questa vince quattro gare consecutive e convince in tre mesi i direttori sportivi delle varie scuderie a dargli un’occasione in Formula 3. Anche in questa serie, con una Lotus, dimostra di essere di un’altra categoria arrivando a campionato iniziato ma laureandosi campione con nove vittorie.

Passato alla Formula 2 con la Lotus non vince ma impressiona con quattro podi, e attrae le attenzioni di Colin Chapman che desidera puntare su un pilota giovane e ambizioso come terza forza della squadra.

Nel 1970 debutta in Formula 1 in Gran Bretagna con un ottavo posto finale guidando la Lotus dell’anno precedente, mentre alla seconda gara è sorprendente quarto in Germania. Dopo il Gran Premio d’Austria arriva quello di Monza e il tragico incidente di Rindt: la Lotus in segno di lutto si ritira e salta anche l’appuntamento del Canada. Si ripresenta a Watkins Glen e Emerson Fittipaldi è addirittura la prima guida della squadra: perso Rindt nel modo peggiore, anche John Miles abbandona il team, costringendo la squadra a scommettere su “Emmo” e Reine Wisell al debutto. Il risultato è l’incredibile vittoria di Fittpaldi, alla quarta gara della sua carriera, e il terzo posto per Wisell. La vittoria tra l’altro garantisce allo scomparso Rindt la sicurezza matematica del titolo mentre Emerson in Messico rompe il motore e chiude così un anno pieno di emozioni.

L’anno successivo lo vede confermato in Lotus alla guida della macchina campione del mondo, ma sarà un anno avaro di soddisfazioni per la fragilità della vettura che permette al brasiliano solo tre podi e un piazzamento a punti.   

Nel 1972 il paulista è sempre in Lotus e a Monza si laurea campione del mondo con cinque vittorie, due secondi e un terzo posto, un risultato magnifico anche per il valore dell’avversario sconfitto, Jackie Stewart, campione del mondo in carica. Il titolo è il primo per un pilota brasiliano ed Emerson è il più giovane pilota di sempre ad aver vinto, stabilendo un record battuto più di trent’anni dopo da Fernando Alonso.

Il 1973 vede la rivincita di Stewart e il suo terzo titolo, sebbene Fittipaldi vinca tre delle prime quattro gare prima di incappare in una lunga serie di problemi tecnici dovuti alla sua nuova macchina, la Lotus 72E.

A fine stagione il pilota decide di lasciare la Lotus, anche per l’inasprirsi dei suoi rapporti con Colin Chapman. Questi non ordina lo scambio di posizioni a Monza lasciando vincere il nuovo e scomodo compagno di squadra Peterson davanti a Fittipaldi ancora in corsa per il mondiale.

Il passaggio alla McLaren del 1974 si rivela una scelta azzeccatissima perché regala a Fittipaldi il secondo titolo iridato. L’anno è durissimo e vede una lotta tra lui, le Ferrari di Regazzoni e Lauda e Scheckter. I Gran Premi sono un’altalena di emozioni con ritiri che tolgono punti e piazzamenti ora all’uno ora all’altro pilota. La lotta si concentra tra il brasiliano e Regazzoni che pare avvantaggiarsi con nove punti di margine a tre gare dalla fine. Da Monza in poi, però, Clay coglie solo i sei punti in Canada mentre Emerson ne colleziona dodici ed è campione per la seconda volta.

L’anno successivo però Lauda è incontenibile e Fittipaldi deve cedergli lo scettro, accontentandosi del posto d’onore a causa della poca maneggevolezza della sua McLaren. Ottiene due vittorie di cui una splendida sotto la pioggia a Silverstone. Nessuno può saperlo ma questa sarà l’ultima vittoria in Formula 1 perché Emerson ha deciso di lasciare la squadra per guidare la Copersucar. Il sogno di una macchina nazionale, chiamata così in onore della compagnia statale dello zucchero che fa da sponsor con il miglior talento brasiliano, però non porta i frutti sperati se non due podi, di cui uno in casa a Jacarepagua. Così Fittipaldi alla fine del 1980 abbandona la Formula 1 a causa dell’insoddisfazione per i mancati risultati e per la difficoltà di dover conciliare il ruolo di pilota e quello di dirigente impegnato nella squadra. Passato alle corse americane dal 1984, dove correrà fino al 1996, Emerson conclude la sua carriera vincendo il titolo della Formula Cart nel 1989 con la Penske del team di Pat Patrick e due edizioni della 500 Miglia di Indianapolis, nel 1989 e nel 1993.

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