Max, i track limits, la solita incoerenza

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
23 Ottobre 2017 - 19:15
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La querelle innescata da Max Verstappen al termine del GP degli Stati Uniti, sulla quale il buon papà Jos ha calato il carico da 90 via Social (al suo Tweet mancava il più classico dei “Se sei indignato condividi!”) merita comunque una breve riflessione.
Dal mio punto di vista Max ha torto (o ragione) a metà. Dice bene, infatti, quando ricorda che la sua manovra è stata ripetuta in altri punti del tracciato di Austin da diversi colleghi, sia in gara che in qualifica, senza che i commissari di gara abbiano alzato un solo dito. Dice male quando sostiene di aver ricevuto una penalità ingiusta, idiota o quant’altro.

D’altronde, andare con quattro ruote oltre la riga bianca non è consentito: equivarrebbe (se ci fosse) a tagliare una curva come quella dell’episodio con Raikkonen ad oltre 200 all’ora sull’erba. Pertanto la penalità ricevuta appena dopo la bandiera a scacchi di Austin (fortunatamente, direi, in modo da non falsare il podio) è limpida e non vedo motivo per lamentarsi. Certo, la manovrà in sé è stata fantastica e in tanti hanno scritto e detto che avrebbe meritato di andare a buon fine. Le regole però ci sono, e bisogna rispettarle anche se ti chiami Max Verstappen e hai condotto una gara fantastica. La penalità nulla toglie all’idea e all’aggressività con la quale l’olandese si è infilato in quel punto. Sarebbe bastato un metro in meno e nessuno avrebbe detto nulla.

L’equità chiamata in causa è un problema, così come quello delle vie di fuga e degli attuali cordoli presenti in pista. La stessa manovra non conforme al regolamento, se operata da piloti diversi, deve sempre portare alla medesima decisione regolamentare. Se si va con quattro ruote oltre la riga bianca o addirittura oltre al cordolo, idealmente è come se si finisse nella tanto nostalgica ghiaia di una volta, con la quale certi comportamenti erano fisicamente impossibili. Sarebbe quindi il caso, da parte della FIA, di chiarire che una qualsiasi manovra che porti la monoposto al di fuori dei limiti della pista può essere ammessa X volte (oppure una sola, oppure mai) prima di essere sanzionata. E questo, soprattutto, deve valere per tutti. Max ha ragione a lamentarsi quando sostiene che per tutto il weekend non è stato il solo a tagliare a destra e a manca. L’abbiamo visto fare a più di un collega: ricordo nettamente un Ricciardo in piena qualifica tagliare nello stesso modo in una delle curve veloci del T1, così come Sainz in gara durante la battaglia con Ocon. il problema, però, non è stata la sanzione a Max, ma il silenzio di fronte agli altri comportamenti.

L’altro grande problema del quale parliamo allo sfinimento è quello delle vie di fuga in asfalto, croce e delizia degli ultimi quindici anni almeno di Formula 1. L’asfalto invita a tagliare ed allargare nella sicurezza di non perdere mai tempo. Non si può quindi biasimare al 100% chi cerca di sfruttare ogni millimetro possibile per guadagnare tempo durante la qualifica o la gara, perché questo è il compito del pilota. Il problema si trova alla radice, ed è qui che devono essere valutate le possibili alternative per risolverlo.

Da tempo sostengo che oltre la linea bianca (oppure oltre al cordolo, quando presente) debba essere nuovamente prevista la ghiaia, in una misura sufficiente a rallentare le monoposto in caso di uscita larga o taglio. Con questo non voglio dire che si debba tornare alla situazione antica, ma ad una sorta di via di mezzo. Dove possibile, si potrebbero ripristinare alcuni metri di bel ghiaione (cinque o sei, per intenderci) seguiti dall’asfalto che ormai conosciamo, in modo da penalizzare chi va largo quanto basta per perdere tempo mantenendo però lo standard di sicurezza. Ovviamente, il tutto andrebbe previsto in modo tale che il passaggio da ghiaia ad asfalto non costituisca pericolo di ribaltamenti per le monoposto.

Credo che con questa soluzione non ci sarebbe più bisogno di pensare a penalità o sensori oltre i cordoli, perché la ghiaia farebbe selezione automaticamente. In questi anni le distese d’asfalto hanno creato, dal punto di vista disciplinare, più precedenti che altro, con valutazioni errate o addirittura opposte in base ai protagonisti degli episodi giudicati o ai commissari dedicati alla valutazione delle varie situazioni.

Il caso Verstappen aggiunge, quindi, un nuovo tassello ad un problema noto ma fino ad ora poco considerato. Vediamo se per il 2018 cambierà qualcosa. Spero, per lo meno.

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