Seb, Kimi, Max: la vera colpa è cercare un colpevole

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Tempo di lettura: 8 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
17 Settembre 2017 - 21:30
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Gli incidenti di gara hanno fatto sempre parte della storia della Formula 1. Solo negli ultimi anni, per movimentare un po’ le gare, si era deciso di trasformare le piste in strade pubbliche alla quali mancava, dopo un contatto, l’esibizione del CID per chiarire dinamiche, colpevoli, centimetri di troppo di uno o dell’altro pilota coinvolto al fine di definire colpe, sanzioni, punti sulla patente e via dicendo, manco Charlie Whiting fosse un broker assicurativo agevolato dal totale monopolio in Formula 1.

Detto questo, oggi dopo l’incidente in partenza che ha deciso la gara si sta leggendo di tutto. I partiti pro-Vettel, pro-Verstappen, pro-Raikkonen e gli equivalenti contrari si stanno lanciando in pubbliche accuse, arringhe difensive e quant’altro al fine di scagionare o colpevolizzare uno dei tre protagonisti della fagiolata iniziale di Singapore. Come se ci fosse l’estenuante necessità di delineare un colpevole, come se questo ci debba essere per forza, come se gli incidenti di gara non siano più contemplati dalla massa e anche dai media.

Prima di tutto tengo a sottolineare che, incredibilmente e a conferma del nuovo corso intrapreso, è stata la FIA stessa a scagionare tutti e tre i piloti con tre comunicati identici (che trovate qui per Vettel, qui per Raikkonen e qui per Verstappen) mettendo nero su bianco quanto segue:

“I commissari ritengono che nessun pilota sia totalmente o principalmente da ritenere colpevole per l’incidente”. 

Ed è davvero strano dover considerare la FIA più obiettiva di media e tifosi quando, fino a poco tempo fa, investigazioni e sanzioni erano da mettersi le mani nei capelli. Detto questo, io se permettete punto il dito contro chi vuole a tutti i costi trovare un colpevole ad una situazione in cui, da parte di tutti e tre i piloti, non c’era alcuna volontà di rovinare la gara degli altri. Si tratta, semplicemente, di una concomitanza di eventi ed azioni che hanno portato ad un incidente. Non bisogna trovare per forza il cattivo quando non c’è, a meno che le azioni non siano premeditate o deliberatamente pericolose.

Per quanto mi riguarda, la dinamica è molto chiara. Nessuno va a colpire volontariamente qualcun’altro. Sebastian parte per difendere la sua posizione come chiunque parta in testa tende a fare, pena prendersi del pivello. Max, a sua volta, parte leggermente meglio seguendo la difesa di Sebastian ma la chiave di tutto è la fionda #7 di Kimi che si lancia all’interno della Red Bull. Di questo, gli altri due sono inconsapevoli fino a quando la Rossa #7 non sbuca dal fianco sinistro di Max, il quale si trova come una salciccia in mezzo al panino tra una Ferrari e l’altra. A quel punto non ha poteri soprannaturali e non può di certo smaterializzarsi: quando raddrizza la traiettoria ha ormai la ruota anteriore sinistra allineata alla posteriore destra di Kimi, che essendo più veloce lo colpisce venendo poi rimbalzato sulla Ferrari di Sebastian. Il quale, ignaro di una terza vettura all’interno, sta ancora chiudendo per difendere la posizione. La scena, vista singolarmente dai tre onboard, non mostra alcuna manovra decisa o volontariamente scorretta da parte di alcuno. È però la somma delle tre azioni a creare il disastro, ma in questo trovare una colpa vera e propria significa lasciar prevalere il tifo sull’obiettività, almeno a mio modo di vedere. Atteggiamento ultimamente molto, troppo in voga e che oggi sta mostrando il peggio di sé. Il caso, poi, ha voluto che i protagonisti del botto siano per vari motivi tre dei piloti più chiacchierati del circus, i quali vedono forti schieramenti pro e contro.

Parto da Vettel: Sebastian è nella sgradevole situazione di chi non può permettersi di sbagliare mezza virgola. Perché è costretto a rincorrere nel mondiale (ora ancora di più), perché è arrivato in Ferrari spinto dalla propaganda “erede di Schumacher”, perché di errori ne fa anche lui quando è un po’ sotto stress. Criticare il suo taglio in partenza fa il paio con le critiche che avrebbe ricevuto se fosse stato sfilato da Verstappen in prima curva. Stante il fatto che, fino a pochissimo prima del crash, Seb era comunque davanti con quasi tutta la macchina e dare spazio all’olandese avrebbe dato il là ai vari “ecco, un campione non si farebbe mai sfilare così”. Perché così funziona, normalmente, nell’era del web. Quello che penso è che, indipendentemente dal lottare per il mondiale o meno, chi è in testa debba poter difendere la sua posizione. È successo migliaia di altre volte in cui non c’era una terza macchina a rendere il tutto più difficile. Nel caso di Sebastian, poi, passare in testa alla prima curva sarebbe stato fondamentale per mettere più piloti tra sé e Lewis, perchè quello che doveva rincorrere in campionato era ed è lui, non l’inglese. Altro che fare il ragioniere con il 90% della macchina davanti. Ho letto anche dei “doveva pensare che Raikkonen poteva infilarsi”, “doveva immaginare questo o quello”. Insomma, chi più ne ha più ne metta, tranne per il piccolo particolare che in un abitacolo striminzito ci sono loro e non noi, e che gli specchietti non sono certo quelli del nostro bagno di casa.

Capitolo Verstappen. Max è ormai il drappo rosso per i tori, intesi come i tifosi della Ferrari. La propaganda contro che si legge e vede da ormai un paio di stagioni a qualsiasi latitudine mediatica e di tifoseria è ai limiti dell’assurdo, tanto da farmi sperare che un giorno il baldo giovine varchi i cancelli di Maranello da pilota ufficiale del Cavallino per vedere l’effetto che fa. Sono sicuro ci sarebbe da ridere e che saremmo testimoni dell’ennesima conversione di massa, simile a quelle a cui abbiamo assistito per gli arrivi in rosso dello stesso Vettel e di Alonso, per citare gli ultimi due tra quelli della serie “C’eravamo tanto odiati”. Nell’incidente di Singapore sostituire Verstappen con qualsiasi altro nome ribalterebbe completamente gran parte dei giudizi sulle eventuali responsabilità del botto. Tanti si limitano a sentenziare che lui è sempre in mezzo in questo genere di situazioni: mi piace pensare, al contrario, che forse lui è l’unico al momento con il coraggio di rischiare, e da qui le critiche che ha subito in passato, spesso a torto. Certo, il fatto che diversi episodi riguardino anche le Ferrari ha creato questa leggenda del Verstappen rompiscatole, ma un conto è scherzarci sopra, un conto crederci davvero. Nel panino di oggi né lui, né chiunque altro avrebbe potuto fare qualcosa, ma sono sicuro che se al posto suo ci fosse stato un altro pilota si leggerebbero dichiarazioni molto diverse. Infine, dal camera car si capisce anche che Max tenta di frenare, ma ormai c’era poco da fare. E per chi si scalda sostenendo che non doveva essere in quel posto in quel momento la risposta è semplice: gli altri non sono Max Verstappen. A proposito di dichiarazioni, come al solito Max nel post gara ha fatto il suo piccolo show dando la colpa alle Ferrari e sostenendo che Vettel dovrebbe pensare più al mondiale: immagino che al suo posto avrebbe lasciato sfilare mezza griglia, d’altronde. Sortita evitabile, certo, ma il personaggio fuori dalla pista lo conosciamo già dall’anno scorso. Anche qui, se un giorno il cappellino in testa sarà rosso saranno in molti ad elogiare la spontaneità e la sincerità del figlio di Jos. Anche per questo lo aspetterò a Maranello, seduto sul divano con i popcorn.

Ed ora arrivo al buon Kimi. Il quale una volta, e dico una, in cui parte a fionda è proprio quella in cui succede il finimondo. Sembrava troppo bello per essere vero, ho fatto in tempo a gridare “Guarda Kimi dove va!” che me lo sono trovato a pezzi nell’angolo basso del televisore. Oggi è andata malissimo: Kimi ha avuto il migliore scatto tra i primi quattro ma non ha potuto evitare il contatto con la Red Bull di Max. La toccata a Seb è stata la ciliegina sulla torta della sfiga, che come al solito ci vede benissimo. Insomma, non gliene va bene una: senza il contatto ci saremmo potuti trovare una doppietta Ferrari in testa alla gara e lui avrebbe potuto rimediare ad una qualifica un po’ così, come quelle che capitano spesso per poi essere seguite dalle lunghe rivisitazioni della carriera. È un anno strano, nel quale la classifica è senza dubbio bugiarda visti i vari problemi avuti in contrasto con gli alti livelli mostrati in almeno un paio d’occasioni. Anche in questa stagione, come succede ormai da quando è tornato in Ferrari, si sono sprecati fiumi di parole sul suo rinnovo con il medesimo risultato. Forse il giorno in cui non si dirà più nulla sarà lui ad annunciare il ritiro. Serve, soprattutto al morale, una gara buona. C’è anche chi ha dato la colpa a lui per il patatrac, ma davvero non capisco cosa avrebbe potuto fare oltre a partire benissimo. 

Non so per quanti altri giorni si andrà avanti con le accuse e le difese: trovo assurdo cercare sempre un colpevole in questo genere di situazioni e personalmente, una volta chiuso e pubblicato questo pezzo, di colpe tra Vettel, Verstappen e Raikkonen non ne voglio più sapere fino almeno fino a Sepang, sperando non succeda altro.

Sono un po’ stanco di assistere alle lotte di partito e alle critiche sponsorizzate da parte di media e tifosi, di leggere centinaia di commenti deliranti e via dicendo. Forse il punto è che da quando ho smesso di tifare nel vero senso del termine il tutto ha una visione completamente diversa e distaccata. Anche se essere tifoso o meno non dovrebbe far perdere di vista alcuni concetti fondamentali sullo sport. 

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