Seb e Lewis: il passato ritorna e il tempo è scaduto

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di Andrea Ettori @AndreaEttori
27 Giugno 2017 - 20:41
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L’affaire Hamilton-Vettel a oltre 48 ore di distanza sta continuando a stuzzicare le opinioni di tanti appassionati arrivando ad essere paragonabile all’altro argomento del momento, cioè il rinnovo di Donnarumma. Dai giornali alla TV, dai bar agli uffici ma soprattutto sui social non si parla d’altro.

Il GP di Baku che per molti doveva essere “soporifero” ci ha regalato oltre ad una gara pazzesca, la fine del rapporto amichevole tra Lewis e Sebastian. Parto direttamente dal pilota della Ferrari: la sua reazione è assolutamente da censurare, soprattutto quando si parla di professionisti; chi dice che “Ha fatto bene, doveva sbatterlo fuori” dovrebbe capire che la F1 non è la gara amatoriale di go-kart del paese di 300 abitanti ma uno sport globale che influisce positivamente oppure negativamente sull’opinione pubblica, soprattutto dei più giovani.

Giustificare Vettel significa accettare la famosa “testata” di Zidane a Materazzi, oppure il contatto tra Rossi e Marquez di Sepang. Sebastian ha ufficialmente dimostrato di essere un pilota “hot” propenso a perdere la testa nei momenti più caldi della gara. Anche nel passato, sopratutto negli anni più complicati, il tedesco ha mostrato questo limite. L’anno scorso ha battuto ogni record di “dito medio” in una intera stagione di F1, prendendosela spesso con gli avversari. La sua voglia di vincere, perché sono sicuro che tutto parta da lì, deve però essere regolata, per non rischiare una sanzione ben più grave che potrebbe comprometterne la lotta per il titolo mondiale.

Di contro anche Lewis Hamilton non è un chierichetto. La sua manovra, nonostante sia stata ritenuta “legale”, è stata maliziosa al limite del provocatorio. Alzare il piede, dopo che qualche minuto prima si era lamentato per la scarsa velocità della SC con conseguente calo della temperatura delle gomme, è totalmente inspiegabile se non come manovra di disturbo nei confronti di Seb.

E meno male che l’inglese ha chiamato a gran voce nel corso degli anni il duello con il pilota della Ferrari. Hamilton non può più nascondersi dietro al suo atteggiamento vittimistico, anche perché gli episodi controversi nella sua carriera sono piuttosto evidenti. Dalla gru del Nurburgring 2007, anticipato dalla polemica post-Monaco contro Alonso e la Mclaren che di fatto cambiò la stagione di entrambi, alle bugie di Melbourne 2009; da Valencia 2010 al “Because I’m black” dopo l’autoscontro con Massa a Monaco 2011. Per non dimenticare la polemica social contro Button per un mancato “follow”, dopo la telemetria twittata al termine delle qualifiche di Spa 2012.

Gli anni in Mercedes, con conseguenti mal di pancia contro il team e Rosberg quando le cose andavano male per lui, li ricordiamo tutti. Hamilton ha avuto la “fortuna” di crescere e diventare comunque il campione che è grazie anche ad un percorso più “semplice” e ad una “protezione” che ormai appare evidente.

Anche Vettel, nonostante la gavetta prima in BMW e poi in Toro Rosso ha vissuto un periodo da “viziato” in casa con Red Bull, salvo poi andarsene quando Ricciardo ha scompigliato i suoi piani nel 2014. Essere campioni probabilmente significa anche avere qualche scheletro nel proprio armadio, vale in F1 come in altri sport. L’importante è avere la lucidità ma soprattutto la sincerità di affrontare le situazioni da campioni, uso ancora questo termine, per non cadere nel “ridicolo”.

Seb e Lewis, già dal prossimo GP, dovranno dimostrare al mondo quello che forse non hanno mai mostrato in un intera carriera. Il tempo dei sorrisini e delle frase di circostanza è finito, ora serve voltare pagina e cambiare definitivamente.

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