Sbagliando s’impara

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 4 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
24 Aprile 2017 - 14:30

Sei in testa al mondiale col bottino pieno dopo due round, sei dato per favorito per la conquista del titolo 2017 e sei in una comoda quarta posizione in gara. Sai di averne di più rispetto almeno due piloti che ti stanno davanti; il terzo, il mastino per eccellenza sul tracciato di Austin, è ostico da buttar giù, ma se c’è qualcuno nella griglia di partenza che può farlo sei tu.

E invece quello che va giù sei proprio tu: una distrazione, una manata di gas di troppo, una traiettoria troppo larga in curva 18 e in un attimo la tua M1 finisce nella sabbia. Il round americano ti regala, quasi come un Pesce d’Aprile ritardato, un bello zero.

Questo probabilmente è ciò che ha pensato Maverick Viñales alla fine del secondo giro di gara ad Austin. Un errore, forse il primo dopo tre gare. Una sciocchezza, una banalità quasi, eppure senza nemmeno accorgersene è andato fuori, ha perso la prima posizione in campionato (a favore di quella vecchia ma rapidissima volpe col 46, che è anche il tuo compagno di squadra) e anche una grande occasione per dare una mazzata al mondiale. Il ritorno ai box è duro e sconsolato quasi quanto quello alla realtà.

Una realtà che però, facciamo attenzione, non lo dipinge come il “finito”, il “sopravvalutato”… ma che, anzi, forse gli da una sveglia ancora maggiore.

Nei paddock e al commento televisivo lo dipingono come un freddo, come uno che ha davanti a sé un solo obiettivo ora che ce l’ha a portata di mano: la vittoria. Proviamo però a immedesimarci in questo ragazzo di appena 22 anni in cui, dopo due vittorie e due sonore lezioni a tutti i suoi avversari, si sono fatti spazio il sorriso e l’adrenalina ovviamente. Una carica positiva che ti porta a prendere le cose forse con più tranquillità e decisione, ma che può crearti anche un bel trappolone sotto i piedi.

In questo trappolone prima o poi ci finiscono tutti, che lo si voglia o no. Anche da campioni già affermati c’è sempre il rischio, e Valentino e Lorenzo l’hanno ampiamente dimostrato lo scorso anno. Non è si sottratto nemmeno Marquez in questi suoi anni di successi, e l’esempio più lampante è la sua prima cantonata presa nella classe regina, cioè al Mugello nel 2013 con il volo tremendo alla Casanova-Savelli.

Ed è qui che si nota gran parte della stoffa del vero campione: il sapersi rialzare, l’accettare di aver sbagliato anche magari in maniera grossolana, il metterci una croce sopra e impegnarsi in modo che quell’errore non si ripeta più. Magari esso si ripeterà anche in futuro, ma l’importante è che a ogni caduta o sconfitta corrisponda un risollevarsi, indipendentemente dalla gravità o dai danni dello sbaglio commesso.

Già dalla Suzuki Maverick si è guadagnato sia il rispetto di tutti i piloti più forti della MotoGP, sia un bel bersaglio rosso fuoco sulla schiena. I migliori avevano già capito che non sarebbe passato troppo tempo prima che lo spagnolo cominciasse a macinare punti e risultati come una mietitrebbia.

Io per primo ammetto che non mi aspettavo un passo da carica simile già nelle primissime battute del campionato: avevo ipotizzato Viñales come vincitore di quattro/cinque Gran Premi quest’anno, ma considerando che già dopo due gare è a metà di tale cifra… direi proprio di averlo giudicato male. E di aver sopravvalutato anche la Suzuki visto come va Iannone per ora.

Maverick si risolleverà da quest’errore? Credo proprio di sì, ne sono quasi certo anzi, ma il peso psicologico che lui finora ha saputo sostenere egregiamente è sempre un fattore rilevante… staremo a vedere.

Fonte immagine: bikesportnews.com

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