BrawnGP: quelli che non dovevano tagliare il traguardo a Melbourne

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
21 Marzo 2017 - 09:00
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“Sarebbe già un miracolo se la Brawn GP vedesse il traguardo in Australia” sentenziavano diversi giornalisti e addetti ai lavori dopo i primissimi chilometri della vettura di Ross Brawn a Silverstone a inizio marzo. Una scuderia nata dopo l’abbandono di Honda, con due piloti disoccupati e che alla F1 avevano già dato tutto, come poteva essere competitiva nel primo GP della stagione?

Pensare il contrario sarebbe stato da tifoso, da chi dal proprio divano di casa vuole trarre conclusioni nonostante non conosca l’ambiente. E invece anche il più grande guru degli addetti ai lavori, durante le sessioni di test a Barcellona e Jerez, iniziava a ricredersi sulle prestazioni della BGP001 con il “buco” nel diffusore, dopo i tempi fatti registrare da Barrichello e Button.

“Girano senza benzina, sono in cerca di sponsor: per questo vanno così forte” erano le motivazioni che tanti davano, scorrendo la classifica dei tempi, dopo i test. Il 2009 era un anno particolare, quasi zero per la F1, con vetture totalmente diverse nell’aerodinamica rispetto a quelle del 2008, il ritorno alle gomme slick e la presenza del KERS su alcune monoposto. Con una McLaren in difficoltà e una Ferrari che non aveva ancora ben chiara la competitività della F60, ecco che il week-end più inusuale della storia della F1 stava per materializzarsi.

Chi invece capì che qualcosa di stupefacente stava per accadere furono i bookmakers, che quotarono la vittoria del GP di Button a 5.00, dandogli i favori del pronostico. Si arrivò quindi in Australia con Brawn, Toyota e Williams favorite grazie ai diffusori, già definiti dello “scandalo”, che le rendevano particolarmente stabili. E infatti le prove libere confermarono questo trend con Rosberg, Trulli e Button subito veloci.

I big arrancavano con McLaren, Ferrari, Renault e BMW in confusione dopo il cambio di regolamento ma, soprattutto, nel guardare chi aveva preso il loro posto nelle classifiche. Al sabato, con un giro strepitoso, Jenson Button portò in pole position la nuova Brawn GP-Mercedes davanti al compagno di team Rubens Barrichello.

Un vero e proprio crack della Formula 1, inaspettato per molti ma non per tutti. La Brawn dimostrò insieme all’altra novità, la Red Bull di Adrian Newey, di essere nettamente avanti rispetto alla concorrenza. La pole del pilota inglese, in 1’26”202, fu semplicemente fantastica, distanziando la prima Ferrari, quella di Massa (che montava il KERS), di otto decimi.

Un altro che “annusò” un possibile affare nella Brawn GP fu Richard Branson. Il fondatore della Virgin si presentò a Melbourne con gli adesivi della sua azienda, pronti da essere attaccati sulla carrozzeria della BGP001. La Virgin fu il primo sponsor a credere nel progetto di Ross Brawn e, a conti fatti, mai intuizione fu più azzeccata.

La gara fu un monologo di Button, che corse completamente su un altro pianeta, inseguito da Vettel prima che il pilota tedesco decidesse di mettersi kappaò in un incidente all’ultimo giro con Kubica. Di questo contatto ne giovò Barrichello, partito malissimo e sempre in rimonta, che andò a completare la festa della Brawn GP. Mai nella storia un team aveva avuto un tale impatto in Formula 1, scombinando i valori in pista totalmente.

La vittoria venne poi confermata a Parigi qualche giorno dopo, quando la Federazione confermò la legalità del doppio diffusore, aprendo la strada agli altri team per cercare di copiare o avvicinare la soluzione della Brawn. In quel campionato, Button vinse altre cinque gare e il titolo mondiale, Barrichello fu primo in 2 occasioni e la Brawn GP divenne campione del mondo costruttori. Non male, per una scuderia che non doveva nemmeno tagliare il traguardo a Melbourne…

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