30 anni fa la prima vittoria “intelligente” in F1

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Tempo di lettura: 5 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
23 Maggio 2017 - 09:00
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Lo scenario è il Principato di Monaco con il suo tunnel, la curva Sainte Devote e la piscina. Il mondiale quello “turbo” del 1987. Il 31 maggio di trent’anni fa Ayrton Senna, alla guida della sua gialla Lotus-Honda numero 12, vinceva la prima di sei gare al GP di Montecarlo.

Una vittoria entrata nella storia non tanto per lo spettacolo offerto da questa gara, ma perché la Lotus 99T guidata da Senna era dotata delle sospensioni “attive” sviluppate dal suo progettista, il compianto Gerard Ducarouge.

Ma come si arrivò al primo successo di una vettura “attiva”? La Lotus-Honda 99T si differenziava fondamentalmente in tre aspetti rispetto alla 98T del 1986: la livrea passata dal nero-oro della John Player Special al giallo-blu della Camel, il motore Honda voluto espressamente da Senna per sostituire il turbo Renault (come dichiarato dallo stesso Ayrton durante la presentazione della macchina) e la sospensione attiva.

Sviluppata in quel periodo anche dalla Williams, la “attiva” aveva il compito di mantenere la vettura con un angolo d’assetto parallelo al suolo in ogni condizione di manovra e asfalto. Una serie di sensori rilevavano diversi dati, girati successivamente alla centralina che li elaborava in tempo reale. Successivamente il sistema bidirezionale selezionava quattro “segnali” diversi, ognuno dedicato ad una ruota, che arrivavano al servo attuatore: questo aveva il compito di trasformare i segnali da elettrici a idraulici per inviarli ad ogni ammortizzatore che, attraverso gli attuatori, permetteva alle sospensioni di “lavorare” nelle condizioni ideali.

Una vera e propria rivoluzione che nel corso degli anni successivi arriverà all’apice dello sviluppo, permettendo alla Williams di dominare i campionati del mondo del 1992/1993.

Montecarlo 1987 era la quarta gara del campionato del mondo e la classifica recitava: Prost 18 punti, Johansson 13, Mansell 10, Senna e Piquet 6.

Un vero e proprio dominio della McLaren, spinta dal turbo Tag-Porsche, che però non rispecchiava i veri valori della pista. Vero che Prost aveva vinto due GP su tre e il suo compagno di team era salito altrettante volte sul podio, ma era altrettanto vero che la vettura più veloce in pista era la Williams-Honda FW11B di Mansell e Piquet. La stessa Lotus, nonostante qualche problema di affidabilità, dimostrava grazie anche alla potenza del turbo giapponese di essere davanti alla macchina di Woking.

Nei test svolti a Donington qualche settimana prima del GP, la Lotus con Senna dimostrò il proprio potenziale grazie alle sospensioni attive mentre la Williams, complice qualche problema, decise che non era ancora il momento di portare in pista questa soluzione.

Il GP di Monaco era quindi un appuntamento da non fallire per blasone e soprattutto punti in campionato. Già dalle prove del giovedì la Williams di Mansell, grazie ad un assetto praticamente perfetto e alla pressione del turbo Honda portata da subito al massimo, si rivelò imprendibile andando poi a prendersi una pole fantastica.

Al contrario, il suo compagno di squadra Nelson Piquet sembrava girare in bicicletta nel salotto di casa. Il brasiliano, oltre ad un motore rotto, pagò una scarsa confidenza con il circuito che si tradusse in 1″7 dal rivale e compagno di team. Prost a 2″ e Alboreto con la Ferrari (dopo un terribile volo al venerdì a causa di un contatto con Danner) a 3″ erano un’ulteriore dimostrazione del livello raggiunto da Nigel e dalla sua Williams.

L’unico in grado di limitare i danni in termini di distacco dal pilota inglese fu proprio Senna. Il brasiliano, staccato di “soli” 7 decimi al sabato dopo un giovedì complicato (a causa di un sottosterzo cronico), riuscì ad ottenere il massimo dalle proprie sospensioni “intelligenti”. I tecnici Lotus sfruttarono al meglio l’elettronica di questo sistema, ottenendo un assetto che su un circuito così sconnesso diede particolare confidenza ai loro piloti.

Alle ore 15:30 di domenica 31 maggio il GP di Montecarlo prese il via, con Mansell nettamente favorito. L’inglese che si infilò indisturbato alla curva di Sainte Devote davanti a Senna e al resto del gruppo. In cinque giri Nigel riuscì a staccare Ayrton di circa tre secondi, che dopo dieci tornate diventarono quasi nove.

Dopo diversi giri con il distacco stabilizzato sui 10 secondi, ecco il colpo di scena che decise il GP: Mansell, in evidente difficoltà, venne superato prima dalla doppiata March di Capelli sotto il tunnel e poi da Senna dopo la chicane. L’inglese, con lo scarico principale del motore Honda rotto, entrò ai box e dopo essersi lasciato sfuggire uno “Shit… Shit” fu costretto ad un clamoroso ritiro.

Per Senna, incredulo davanti a questo “regalo” arrivato direttamente dalla Williams, si aprì una concreta possibilità di vittoria. Dietro di lui Piquet, Prost e Alboreto erano staccatissimi e il brasiliano, a parte una sbandata alla curva della Piscina dovuta un problema al cambio, gestì senza patemi la seconda parte di gara andando a vincere davanti a Piquet e alla Ferrari di Alboreto.

Una vittoria storica, la prima di una monoposto con le sospensioni attive. Pur essendo arrivato grazie al ritiro di Nigel Mansell, questo successo confermò la bontà di un progetto davvero innovativo per l’epoca. Senna bisserà questo successo qualche settimana dopo a Detroit, altro tracciato cittadino che esaltava al massimo le caratteristiche della sospensione intelligente.

Ayrton chiuse la stagione al terzo posto, battuto solo dalle due Williams che diedero vita ad uno splendido duello, con Piquet vincitore su Mansell e campione del mondo di F1 per la terza volta. Nel mese di settembre, a Monza, dopo diversi test e con uno sviluppo arrivato ormai ad un buon punto, Piquet scelse di montare la “attiva” sulla sua Williams (al contrario di Mansell, che la utilizzerà dalla gara successiva) andando a vincere una gara decisiva per il titolo.

Immagine copertina: Internet (per segnalare il copyright info@passionea300allora.it)

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